Lo Zibaldone
Essere marxisti in filosofia
Sono tante le ragioni che inducono a leggere questo inedito di Althusser degli anni settanta. Due le principali. Il ritorno di un interesse crescente attorno al pensiero teorico di Marx, dopo decenni in cui sembrava messo da parte, principalmente a causa del fallimento dell’utopia socialista ad impronta sovietica. E il bisogno di fare i conti, lasciati aperti, con un pensatore controverso come Althusser, tra i filosofi marxisti più importanti del secolo scorso. La lettura di questo nuovo testo porta dritto a un paradosso. Il suo autore, tra gli anni Sessanta e Settanta, influenza più di altri il dibattito filosofico marxista in Francia; è invece marginale da noi, dove pure quel dibattito raggiunge momenti alti di ricerca teorica. Oggi invece Althusser nel suo paese è dimenticato, anzi rimosso, mentre da noi la sua riflessione sempre più viene considerata originale e densa di sviluppi. Lo testimonia la collana Althusseriana, che cura la pubblicazione delle sue opere maggiori. Althusser ha scritto poco, e in poco tempo, leggerlo è un esercizio complesso. Il discrimine, nella ricerca intellettuale e nella sua vita, è il 1980 con le vicende tragiche che lo segnano. Da lì in poi preverrà attorno a lui un interesse solo biografico, alimentato da L’avenir dure longtemps. L’anno d’oro è il 1965: escono due testi spiazzanti, e rovesciano le coordinate di lettura marxiana fino a lì prevalenti: Pour Marx e Lire Le Capital. Dieci anni dopo, questo Essere marxisti in filosofia. E’ un arco di tempo nel quale la sua ricerca giunge a destrutturare le principali categorie della filosofia e porta il marxismo sul terreno di una lettura scientifica. Per farlo, Althusser ha bisogno di sottoporre a critica radicale l’idea del marxismo come storia in continuo progresso, tanto sul versante economicista come su quello umanista. Entrambe visioni inadatte a una critica del socialismo reale, pertanto incapaci di una elaborazione che lo superi. Ridare una prospettiva teorica al marxismo vorrà dire compiere quella “rottura epistemologica” che porta a superare la dialettica hegeliana ormai inutilizzabile, poiché essa asseconda una visione lineare e finalistica, della storia come della società. C’è dunque un Marx “ideologico” e uno “scientifico”. Il primo è inservibile, l’altro indica una prospettiva inedita e alternativa, dal momento che il discorso scientifico è l’unico, tra quelli possibili, che non sia di natura ideologica. Quel che Althusser tenta, in piena solitudine, con esiti che appaiono oggi più maturi, è un “ricominciare dall’inizio” che riporta Marx “verso e principii suoi”, per dirla col Machiavelli. Se oggi occorre ripensare alla radice i concetti politici della nostra epoca, la ricerca di Althusser, dopo il lungo oblio, sarà uno strumento filosofico indispensabile per rischiarare un difficile cammino.
Louis Althusser
Essere marxisti in filosofia
Dedalo, 2017
pp. 256, Euro 18,00
recensione pubblicata su Leggere.tutti N° 115 Ottobre

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