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Lo Zibaldone

Eroi tra manga e anime

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di Gildo De Stefano

 

In un momento storico come questo in cui cinema d’animazione, fumetto e letteratura per l’infanzia si intrecciano in modo sorprendente e con successo nei palinsesti televisivi di tutto il mondo, attraverso l’analisi delle più importanti metafore d’infanzia, ritorna prepotentemente alla ribalta come oggetto di studio il grande maestro giapponese di anime Hayao Miyazaki. A tal proposito sicuramente è passato sottogamba uno dei testi più peculiari su questo regista, scritto da Maria Teresa Trisciuzzi, il cui editore Carocci ha pensato bene ad una 4ª edizione, dal titolo “Hayao Miyazaki: Sguardi oltre la nebbia”, che analizza la tecnica e la produzione cinematografica del fondatore dello Studio Ghibli, partendo da una prospettiva riguardante la storia e la cultura degli anime giapponesi, partendo necessariamente dal tessuto narrativo dello stesso regista, le pieghe impreviste, e facendo assumere ai suoi lavori  un tono a volte nostalgico, a volte inquietante, e trasportandoci in luoghi sconosciuti ma in qualche modo familiari, fino a conquistare il pubblico.

La capacità dell’autrice di veicolare molteplici messaggi, quali l’ecologia, la condanna della guerra o l’emancipazione femminile è notevole. Il testo è impegnato nell’analisi delle modalità utilizzate per trasmettere tali messaggi all’interno dei vari lungometraggi animati, prendendo in considerazione sia le tecniche audiovisive che i contenuti in fatto di trama, simbologia degli ambienti e psicologie dei personaggi. Non mancheranno confronti con altre culture e produzioni più occidentali.

Nel panorama mondiale dell’animazione, Hayao Miyazaki è diventato un punto di riferimento inamovibile. Troppo frettolosamente è stato interpretato come il Disney giapponese, riducendo a parametri per noi consueti una spettacolare energia creativa e una visione assolutamente fuori dall’ordinario. Hayao Miyazaki ha fatto saltare le pareti dentro le quali si era voluto incasellare il cinema giapponese d’animazione, entro le quali era stato costretto da una forte pressione mediatica a seguito di una tanto crescente quanto inspiegabile campagna di demonizzazione degli anime operata da buona parte dell’opinione pubblica. E così l’animazione giapponese ha dovuto lottare contro l’Occidente per far emergere i suoi valori, i suoi significati. La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico. Il senso di meraviglia che i suoi film trasmettono risveglia il fanciullo addormentato che è in tutti noi e strega le platee, capolavoro dopo capolavoro, successo dopo successo, le quali si abbandonano in un caleidoscopio di sogni, incanti e trasfigurazioni, attingendo al repertorio delle favole e non lasciandosi sfuggire l’occasione di riflettere.

Scopo primario dell’autrice è stato quello di evidenziare queste riflessioni partendo dall’analisi dei suoi film, mettendo in mostra le caratteristiche uniche dei singoli personaggi e quelle che invece li accomunano, rielaborando i significati delle loro azioni e dei loro comportamenti, ripercorrendo le numerose tappe della vita di Miyazaki e i riecheggiamenti che queste hanno avuto nella creazione delle sue opere d’arte. Il testo sottolinea altresì le diverse tappe della storia degli anime, facendo leva sui suoi punti di forza e sulle peculiarità di questo medium, che dopo un difficile inserimento nella cultura occidentale, si è particolarmente distinto riscuotendo un grande successo, soprattutto nell’ultimo decennio proprio grazie alle opere del regista giapponese.
Infine la Trisciuzzi ha focalizzato la sua analisi sul confronto tra Hayao Miyazaki e Walt Disney, evidenziando le diverse attitudini dei due nella creazione di una storia animata, soffermandosi principalmente sui valori e sulle qualità che il regista giapponese ha saputo donare ai suoi attori. A tal uopo nasce spontanea la riflessione su cosa rende tanto pertinente l’opzione dell’animazione, in special modo puntando ai micro-elementi di cui il più importante rimane il “character design”, peculiarità questa in cui l’emozione è subordinata all’arte dell’animazione. Peraltro non a caso i personaggi del duo artistico nipponico hanno volti plastici, classici occhi enormi, probabile retaggio della saturazione caratteriale disneyana, diventando via via sempre più espressivi. Tale peculiarità è in perfetta sintonia con  un’altra caratteristica fondamentale: l’utilizzo della ‘makura kotoba’: tipica figura retorica normalmente usata nella poesia giapponese per introdurre una nuova serie di parole: nella fattispecie si trasforma in una scena di transizione e riflessione, un attimo di pausa in cui non accade nulla il presente e un ipotetico futuro.

 

Maria Teresa Trisciuzzi

Hayao Miyazaki: Sguardi oltre la nebbia

Carocci Editore, Roma 2017

pagg. 160 – €. 14,88

 

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