Festival
Elba Book: voci contro la retorica del nazionalismo
di GISELLA BLANCO
“Rio nell’Elba è il borgo della cultura”, ha affermato il sindaco Marco Corsini in apertura di Elba Book Festival 2022, giunto alla sua ottava edizione presso la piccola e suggestiva frazione di Rio, in provincia di Livorno, da tempo fucina di progetti culturali, di cui Elba Book è promotore. Da molti anni, ormai, Rio nell’Elba è un luogo di ritrovo tra scrittori, editori, artisti, studenti, creativi e intellettuali che vogliono promuovere un dialogo culturale in un contesto paesaggistico di grande fascino.
Martedì 19 luglio, la cerimonia di consegna del Premio Appiani si è aperta con le parole accorate di Alberta Brambilla Pisoni e Aldo Claris Appiani, genitori di Lorenzo, giovane avvocato ucciso a colpi di pistola, nel 2015, dentro il tribunale di Milano: “Il premio per la traduzione letteraria, per noi, significa lavorare per la pace, significa costruire attraverso un impegno culturale meticoloso, quasi invisibile, una cultura libera per contrastare i discorsi di odio”. Di seguito, è stata letta una poesia dedicata alla pace, scritta dalla signora Alberta, che ha commosso e coinvolto tutti gli spettatori.
Quest’anno, la vincitrice del Premio Appiani è Federica Di Lella con la sua traduzione dal francese del romanzo La sete della scrittrice canadese Marie-Claire Blais, morta lo scorso anno. La Di Lella è una traduttrice molto nota che ha alle spalle traduzioni del calibro di Simenon, Proust, Carrere e Nothomb. Il suo discorso sulla tecnica traduttiva e sugli aspetti più vivi della lingua ha rappresentato un momento di riflessione su come il linguaggio veicoli l’immagine della vita quotidiana tra autori e lettori: “I traduttori sono figure umbratili, schive, spesso poco note, che con sensibilità ed empatia diffondono contenuti e stili, senza tradire le intenzioni degli autori, dando luce ad immaginari diversi dai nostri”. La lingua francese, d’altronde, come si apprende dall’intervento di Di Lella, è maestra nel registro basso. Dal lessico alla sintassi, la narrazione si svolge in una modalità peculiare e avvincente che racconta i dettagli della vita di tutti i giorni e della società, e sprona alla lettura per scoprire il fascino prorompente della quotidianità come esperienza comune.
Voci contro la guerra, titolo suggestivo di grande attualità, è il blog aperto lo scorso 25 febbraio all’interno del sito dell’Università per Stranieri di Siena. Pur rispettando la scelta di non cedere ad alcuna ambiguità sulla condanna a chi aggredisce, il blog si prefigge l’obiettivo di dare visibilità anche alle voci dissidenti della Russia. La cultura, d’altronde, serve (o dovrebbe servire) a collegare realtà affini ma non comunicanti, a distinguere, a riflettere senza pregiudizi. “Plurilinguismo e multiculturalismo sono la linfa vitale che si oppone alla retorica della patria”: il rettore Tomaso Montanari e la professoressa Giulia Marcucci sottolineano la necessità dell’Accademia di uscire dall’isolamento in cui si è auto confinata, trincerandosi in tecnicismi lontani dalla vita reale del nostro paese e dei singoli individui. L’accademia ha il compito di diffondere la cultura che è, innanzitutto, rispetto diversità, trasformando le parole in azioni e progetti. A questo scopo, Unistrasi ha tradotto e pubblicato le voci degli scrittori russi dissidenti che sono state presentate a Elba Book, ha istituito borse di studio per ricercatori russi e ucraini, ha aperto le porte agli studiosi italiani di lingua e cultura russa che non hanno trovato spazio nelle altre università.
Nella ferma condanna alla guerra di Putin, è necessario non identificare tutti i cittadini russi con il loro leader: la cultura, infatti, nella sua più profonda e sfaccettata manifestazione, insegna a comprendere, rispettare e amare la complessità della realtà.
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