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Editoriale. La maionese impazzita
di Giuseppe Marchetti Tricamo
Lo so, il titolo di questo editoriale può indurre a far credere che si riferisca alla situazione della nostra Italia e alla confusione che cresce nella politica, anche per effetto della spinta dell’antipolitica che lievita sempre più. Entrambe, con qualche distinguo, sono contenuto dello stesso recipiente e sembrano “maionese impazzita” e ci convincono dell’urgente necessità che trovi spazio nel nostro Paese “l’altra politica”, non la politica ad personam ma per i cittadini. Una politica etica che eviti a tutti noi, dopo essere stati spettatori della volgare soap-opera della prima repubblica, di dover assistere a un disperante docu-dramma di una terza repubblica.
A chiusura di quest’anno particolarmente impegnativo, sia per il Paese che per ciascuno di noi, voglio invece invitarvi a rilassarvi, a pensare per un momento ad altro e non aggiungere ancora un bilancio di fine anno, ai molti già letti, i cui risultati conosciamo bene. Per una volta mettiamo da parte parole come spread, recessione e sperperi. Ma il titolo (“Maionese impazzita”) non vi faccia neppure supporre che vi darò consigli di cucina. Non lo farò. Non ne sono capace. Li potrete avere consultando uno dei molti libri gastronomici dell’ottima produzione degli editori italiani. Di questi, sì, posso segnalarvene qualcuno. Il periodo è quello giusto: il Natale è vicino e con una nuova ricetta potrete sorprendere famiglia e amici. Il primo a scrivere di questi argomenti è stato Pellegrino Artusi (La scienza in cucina – L’arte del mangiar bene, pubblicato nel 1891 a Firenze da Landi), che è rimasto per lungo tempo, con le sue 790 ricette, un riferimento importante per chef, autori di ricettari e appassionati di fornelli. Nel 1913 la leadership di Artusi viene intaccata dall’uscita del primo libro firmato da una donna: Come posso mangiar bene? di Giulia Ferraris Tamburini (Ulrico Hoepli). Poi, nel 1925, è arrivato in libreria un altro pezzo di storia della gastronomia italiana Il talismano della felicità di Ada Boni (Colombo), che per decenni ha fatto parte del corredo di nozze delle giovani donne “moderne”. La cucina ha da sempre appassionato un po’ tutti. E, nel 1932, addirittura Filippo Tommaso Marinetti con La cucina futurista (Sonzogno) propose “complessi plastici saporiti, la cui armonia originale di forma e di colore” avrebbe nutrito “gli occhi ed eccitato la fantasia prima di tentare le labbra”.
Oggi i libri di ricette più consultati sono quelli dei personaggi della televisione. Benedetta Parodi, conduttrice di La7, con il suo Mettiamoci a cucinare (Rizzoli) è il fenomeno del momento ed è erede di un filone d’oro avviato negli anni ’90 da Wilma De Angelis (Quando cucina Wilma, Bernardini) e rilanciato da Rai Eri con Antonella Clerici con vari titoli derivati dalla Prova del cuoco e con Gianfranco Vissani, lo chef dalla impetuosa creatività e dalla solida fantasia, che ha offerto in un volumone, Il Vissani, i segreti della sua sperimentazione. Non soltanto Vissani ma anche altri grandi cuochi italiani come Gualtiero Marchesi con il Grande ricettario (De Agostini), Carlo Gracco con Se vuoi fare il figo usa lo scalogno (Rizzoli), Alfonso Iaccarino con La cucina del cuore (Mondadori) e Davide Oldani con Il giusto e il gusto. La mia cucina pop (Feltrinelli) – “dove ‘pop’ sta per popolare, del popolo, e dunque del cibo legato alla tradizione locale, delle materie prime povere ma lavorate con sapienza” – , hanno scritto interessanti libri di cucina. C’è anche chi ha pensato ai Piccoli chef (Food).
Il pubblico gradisce e assicura a questi libri i vertici della classifica dei più venduti. Nella crisi del mercato editoriale questo segmento è infatti in assoluta controtendenza e i titoli in libreria si moltiplicano.
Ai molti lettori risultano interessanti perché sono pubblicazioni che consigliano una cucina fatta di ingredienti non costosi, che assicura l’integrità dei sapori ed elimina gli sprechi. Allo scopo si può consultare l’Atlante Slow Food dei prodotti italiani, una raccolta della produzione gastronomica delle nostre regioni, e ancora Cucina in tempo di crisi di Riccardo Agnello (Valentina) e Cucinare senza sprechi di Andrea Segrè (Ponte alle Grazie). Quest’ultimo titolo suggerisce di non sprecare ancora prima facendo la spesa al mercato, adottando un atteggiamento attento al risparmio e responsabile nei confronti del processo di produzione del cibo che coinvolge le risorse naturali, umane ed energetiche. Perché è anche possibile scegliere un’alimentazione che escluda il consumo di carne e di altri prodotti di origine animale e che nel tempo stesso faccia bene alla salute; in questo caso i libri da leggere sono Il linguaggio dei vegetali di Paola Cerana (Agra) e Restiamo animali di Lorenzo Guadagnucci (Terre di mezzo), una storia di vita e un manuale pratico. Ed ancora La cucina diet etica di Emanuela Barbero e Luciana Baroni (Sonda), piatti della tradizione mediterranea per un’alimentazione che non faccia uso di prodotti di origine animale.
Se qualche autore osa dare spunti impropri ci pensa Beppe Bigazzi, con il suo Bugie e verità in cucina (Giunti), a smascherare le falsità che inquinano l’alimentazione degli italiani. Ma ritengo che un buon piatto di spaghetti fumanti possa mettere tutti d’accordo, come ha messo d’accordo quindici grandi chef che, in Pasta d’autore (Agra), ne fanno il filo conduttore delle tante storie del loro successo.

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