Lo Zibaldone
“Desideria. Atto primo”, l’emozionante raccolta di storie di Carlo Capotondo
“Desideria. Atto primo” di Carlo Capotondo è una raccolta di sei racconti in cui l’autore analizza le sfaccettature dell’animo umano e tenta di esaltare il lato nascosto dei sofferenti, aggiungendo un accento sui loro sentimenti; in queste emozionanti storie incontriamo personaggi complessi, intenti a fare i conti con i loro traumi, le loro sofferenze, le loro perdite e la loro solitudine. Questi protagonisti di storie romantiche, surreali e noir si muovono nel mondo essendo ben consapevoli di essere degli outsiders, degli underdogs; il loro isolamento forzato dalla società li porta a sentirsi sempre in credito nei confronti della vita, la quale non è mai stata molto generosa con loro, arrivando infine a constatare amaramente di non avere alcuna possibilità di essere risarciti. È ciò che succede, ad esempio, a Desideria, la protagonista del racconto d’apertura: una ragazza orfana, malata di solitudine e affamata d’amore; la sua esistenza, nonostante i suoi disperati tentativi di migliorarla, continua ad essere vuota e insoddisfacente, e allora la giovane decide di forzare il destino e di “intrappolare” il suo interesse romantico. La follia della sua brama, però, la porterà a soffrire ulteriormente e a provocare tanto dolore; Desideria è una figura tragica, per la quale si provano sentimenti contrastanti: non si può accettare ciò che compie ma allo stesso tempo la si solleva leggermente dalle sue responsabilità, perché è troppo gravoso il peso che deve portare, sebbene ella resista stoicamente – «Ci sono volte in cui sento il respiro dell’angoscia nascere dal profondo e il peso della solitudine che mi spezza le gambe. So di non essere l’unica persona sofferente al mondo, però io accetto questa differenza e mi sono emarginata per la mia appartenenza a una minoranza. Sarei un mostro per questa ragione? Al contrario di tanti altri, io ho almeno preso coscienza della mia malattia e della prigione che mi sono costruita allontanandomi dalla società. Ho smesso di fingere e accettato la convivenza con me stessa e la consapevolezza di morirne». Carlo Capotondo ci porta all’interno delle vite di personaggi indimenticabili, i quali hanno ferite esposte che non guariscono mai, e sono perennemente animati da un forte desiderio di vedere la luce oltre la coltre di oscurità in cui sono immersi; come il signor G, che tenta consapevolmente di cancellare i ricordi più dolorosi per non soffrire più, o come un controverso personaggio che si fa chiamare Dio e che provoca morte a pagamento, finché non si rende conto di essere la prima vittima di sé stesso.
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