Musica
Decamerock
L’umanità ha sempre avuto bisogno di miti. Di racconti di esistenze fuori dal comune e in grado – nella virtù, come pure nell’eccesso – di realizzare ciò che un semplice mortale può solo sognare. Il mondo della musica rock e pop – col suo culto viscerale della star, del frontman – è stato, sin dalla metà dello scorso secolo, una fucina ineguagliabile di miti del suddetto genere.
Massimo Cotto, giornalista e conduttore radiofonico, attingendo materiale dalle proprie esperienze ha deciso di raccontare tale “pantheon” da dietro le quinte, mostrando come l’arte – quando nasce da vissuti autentici – non sia fatta solo di musica, parole o belle immagini. Di qui nasce Decamerock, corposo eppur godibilissimo volume edito da Marsilio: cento storie più una, raccolte entro una cornice “boccacciana” e suddivise – anziché in Giornate come nel Decamerone – in dieci notti (più consone al tema).
“Rock”, sembra dirci l’autore di questo libro, è una parola che non solo indica un genere musicale, ma piuttosto una categoria, un modo di affrontar la vita. Per questo, accanto a nomi come quelli di Nico, Jim Morrison, Kurt Cobain, Freddie Mercury o Brian Jones, troviamo anche musicisti che col rock propriamente detto hanno poco a che fare – ad esempio Chet Baker o, addirittura, Wolfgang Amadeus Mozart. Tutte vite capaci, in un senso o nell’altro, di andar oltre i comuni limiti, per istinto più che per scelta.
In un passato non lontano, la cultura pop-rock rappresentava, con le proprie istanze libertarie, il primo polo attrattivo dell’energia giovanile. Le cose, oggi, sembrano essere cambiate, probabilmente a causa del sovraccarico di stimoli a cui le nuove generazioni vengono esposte. Perciò, un po’ come le novelle del Boccaccio, anche le storie di Decamerock vorrebbero esser “vie di fuga” rispetto all’angoscia che ci circonda. Tuttavia, in esse – più che apologhi morali – troviamo le passioni estreme di esistenze uniche, che non ritornerano.
Massimo Cotto
Decamerock.
Marsilio, 2020
pp.408, Euro 17,00

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