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Lo Zibaldone - Recensioni

Dal giallo dei delitti al rosso dell’amore. Intervista a Cinzia Tani

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Ogni romanzo di Cinzia Tani è all’insegna delle passioni, e la diversità di genere è solo apparente. Anche nel suo ultimo successo in libreria, “La storia di Tonia”, grande epopea storica e familiare ambientata fra l’800 e il ‘900, gli ingredienti si mescolano sapientemente.

di Lucia Castagna

Cavaliere della Repubblica per meriti culturali, giornalista, docente di scrittura creativa, autrice e conduttrice radiofonica e televisiva e di romanzi di successo, Cinzia Tani attraversa con entusiasmo le strade della narrazione con il coinvolgimento sincero di chi ama profondamente il proprio lavoro, e i suoi affreschi letterari, spesso in bilico fra atmosfere tenebrose e grandi passioni, hanno collezionato premi e riconoscimenti prestigiosi.

Il suo ultimo romanzo, La storia di Tonia, accolto con entusiasmo dal suo pubblico attento e fedele, e pienamente ripagato dall’attesa, è una saga di epoche e mondi diversi visti attraverso gli occhi dei personaggi e delle loro pulsioni, con la famiglia della protagonista che, insieme ad altri contadini, emigra da un piccolo paese del Veneto verso l’Australia, per andare a lavorare le terre in quello sperduto angolo di mondo. A Sidney, la giovanissima Tonia vive i tasselli della sua vita: l’inizio come cameriera nella casa di una ricca famiglia inglese, la passione travolgente e impossibile con il primogenito, le nozze predestinate, i quattro figli, la ricerca di autonomia e di riscatto sociale con il suo ristorante italiano, un omicidio che vede coinvolto, innocente, il figlio più amato, il giallo fino al colpevole insospettato e, in mezzo, la tragedia di un popolo umiliato e dominato dalle atrocità degli inglesi, il coraggio della gente italiana che arriva a fondare la città di New Italy, e poi la “stolen generation”, la generazione rubata dei bambini aborigeni strappati con forza alle famiglie, e mille altre sfumature fra le tinte accecanti dell’Australia, nel passaggio al Novecento e gli echi della Grande guerra.

Una storia raccontata con passione, in una natura che sembra esploderci davanti agli occhi e che l’autrice ha visitato a lungo, con l’attenzione metodica di un esploratore solitario. “Viaggio per documentarmi, per impregnarmi di tutto quello che è intorno a me, e poi cercare di raccontare in modo quasi cinematografico, perché le parole assumano suoni e forme e colori e sapori e odori e diventino i luoghi e le cose e i personaggi delle mie storie”.

Nel suo percorso letterario, come passa da storie nere, delitti, efferatezze e crudeltà, a storie di grandi passioni e grandi emozioni?

In realtà, il dualismo è solo apparente, perché ogni mio romanzo racconta soprattutto grandi sentimenti, storie in cui l’amore, l’amicizia, l’odio, la crudeltà, la vendetta, la rabbia, la gelosia, il perdono si intrecciano, e sono sempre raccontati a tinte forti, perché possano coinvolgere ed emozionare. Io adoro l’epica, i grandi romanzi anglosassoni, francesi, russi, che leggo e rileggo proprio perché mi danno sempre questo profondo senso di partecipazione, e che vorrei assimilare per trasfonderlo nelle mie storie. E anche quando prevale il delitto, come in Assassine o Amori crudeli o Io sono un’assassina, c’è sempre anche un percorso amoroso. Così come nella Storia di Tonia c’è il racconto di una grande storia d’amore e di avventura, ma anche di un omicidio e di un colpevole inaspettato.

Quando ha deciso di diventare scrittrice?

Non l’ho mai deciso, perché credo che lo sapessi da sempre… ho un ricordo lontano di me sulle ginocchia di mia nonna mentre lei leggeva un libro. Avrò avuto forse quattro anni, non sapevo ancora leggere, ma le dicevo “vorrei averlo scritto io”… A otto anni, però, avevo già scritto una commedia teatrale per parenti e amici, “Ladri, polizia e principesse”, e da allora, fra racconti, romanzi e saggi, non ho mai smesso.

Scrittrice, ma anche grande lettrice. Qual è il primo libro che ha letto?

Forse la vita di San Francesco… Andavo a scuola dalle suore, e avevano una bancarella con le storie dei martiri e dei santi delle edizioni Paoline, e io ero molto coinvolta dai racconti di quelle vite straordinarie. Poi, a parte tutta la biblioteca infantile, con le fiabe dei fratelli Grimm e delle tradizioni popolari, Pinocchio, la serie di Piccole donne e Salgari, ricordo un vero innamoramento per Il buio oltre la siepe, un romanzo più da adulti, ma io ero allenata alla lettura e quindi ho potuto capirlo e amarlo profondamente.

Lei vive in una casa con oltre ventimila libri. Quali l’hanno più influenzata?

Madame Bovary, Il grande Gatsby, Delitto e castigo… e Justine, di Laurence Darrel,  che fa parte del Quartetto di Alessandria, in cui l’autore racconta la stessa storia d’amore, di politica e di perversione da quattro diversi punti di vista, per dimostrare che non solo la verità è relativa, ma la stessa personalità umana è inafferrabile ed esiste solo in funzione dell’osservatore. Sì, sempre grandi classici, che leggo e rileggo perché, dopo la prima volta, ogni altra volta scopri nuovi particolari, qualcosa che prima, nell’attenzione soprattutto alla trama, magari ti era sfuggito. E rileggerli è un piacere nuovo, specie quando voglio cercare la loro influenza nella mia scrittura e nella storia che voglio raccontare. Pagine sottolineate, sgualcite, accarezzate… leggo sempre e dovunque, mentre mangio, mentre cammino per la strada e ogni tanto cado o urto un passante, per quanto sono immersa in quello che le parole raccontano. Sì, sono la più bella compagnia della vita.

 

Cinzia Tani è stata nostra ospite al Festival Food&Book (10-12 ottobre 2014, Montecatini Terme), dove ha presentato La storia di Tonia, intervistata da Lucilla Noviello.

 

 

 

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