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Viaggi

Da Roma a Gerusalemme – Diario di un cammino

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di Giovanni Graziano Manca

Mi avevano molto colpito i precedenti libri di Antonello Menne “Il Cammino di Santiago – TI MANCHERA” e “Tanta vita – A piedi da Milano a Roma”, usciti rispettivamente nel 2018 e nel 2019 e relativi, come può evincersi dai titoli, ad alcune esperienze di cammino (entrambe intimamente spirituali) intraprese dall’avvocato e docente di Orotelli di casa a Milano. Ne avevo apprezzato la profondità del messaggio (specchio, peraltro, dell’indole particolarmente generosa di un uomo che ama condividere con il prossimo le proprie esperienze di vita e che rifugge l’edonismo puro e semplice, la materialità e l’effimero di così larga diffusione ai giorni nostri), la sincerità, la semplicità, l’efficacia della prosa deliziosa e sempre chiara. Menne esce oggi con un nuovo libro, “Da Roma a Gerusalemme – Diario di un cammino” (Primiceri ed. Padova), che riassume tra le pagine le annotazioni giornaliere di un’esperienza straordinaria e irripetibile, la stessa che già nel Medioevo veniva considerata come il compimento di un esemplare itinerario esistenziale. L’autore compie il Cammino nel mese di Agosto del 2019; percorre l’Appia antica fino a Otranto, una delle estreme propaggini del “tacco” salentino, in terra di Puglia, con gli antichi sodali del periodo universitario a Milano Antonio, Pino e Raffaele e prosegue il viaggio (da Akko fino a Gerusalemme passando per i luoghi del Gesù storico Nazaret, Monte Tabor, Lago di Tiberiade, Cafarnao e Gerico) con i figli Luca e Chiara. Appaiono chiare le motivazioni spirituali di un cammino che ricalca anche quello intrapreso da Gesù da Nazaret fino alla Città santa della cristianità al fine di attuare il disegno divino, e tuttavia distinguiamo in filigrana una sensibilità laica universale da parte dell’autore, specie quando il racconto suscita interrogativi sui motivi dello stato di guerra permanente in Israele, sull’irrazionale ostile contrapporsi delle ragioni degli arabi e quelle degli ebrei e sulla sofferenza di popolazioni che vivono relegate e, in tutti i sensi, distanti. Come nei suoi precedenti lavori, nel libro l’autore fa prevalere il gusto per una narrazione mai banale e fine a se stessa: egli racconta gli eventi quotidiani e gli incontri (assai significativi, per esempio, nella prima parte del libro, quelli con le anziane Costanza, Vittoria, Virginia e Mescia Giovannina) che più lo colpiscono o lo affliggono. Ne viene fuori una serie di memorandum quotidiani che testimoniano di un’esperienza introspettivamente forte, una di quelle che cambiano la vita, che purificano e rigenerano, un’esperienza mistica da un lato, visceralmente e concretamente umana per la ricercata dall’autore totale interazione con il proprio simile, con la terra, con la natura anche quando questa non è accogliente, dall’altro. Non senza emozione leggiamo le varie fasi di un cammino compiuto dal nostro in compagnia dei figli, circostanza che pensiamo abbia reso ancora più intima e ricca di frutti un’avventura già di per se inusitata. Il Cammino è per Menne un versante inedito che porta ad annullare se stessi e, fin dall’inizio, mettersi in discussione. Sovvengono al riguardo, in quanto particolarmente calzanti, le parole del poeta R. Tagore: “Camminare è, ad ogni passo, un incontro con noi stessi”. Il Cammino è fatica ma anche bellezza; il pensiero quotidiano del camminante vi si eleva e diventa filosofia di vita, ampia visione del mondo, e può aiutare a mettere a fuoco il senso più autentico della presenza umana sulla terra. Spiega lo stesso Menne che “Ogni volta camminando si scopre qualcosa in più, si entra in contatto con tutto ciò di cui possiamo fare a meno, con l’essenziale e ci si rivela alla nostra fragilità che allo stesso tempo si scopre come un punto di forza. Quanto più questa consapevolezza prende forma, tanto più si diventa “solidi”, stabili, camminando”. Bruce Chatwin, tra i più grandi autori di letteratura di viaggio, sostiene che “Il ritorno offre una pienezza di senso che l’andata da sola non ha. Il ritorno è la risposta che troviamo alla nostra irrequietezza”. Riscontriamo la conformità a queste parole anche nelle battute conclusive di questo bel libro: scrive infatti Menne: “Camminare cambia la vita, non ci sono storie. Il cambiamento lo senti dentro. Ti cambia nelle relazioni, nel rapporto con te stesso, con il tuo corpo e ti rende una persona nuova. La felicità aiuta a vivere meglio. Nel Cammino fai esperienza di felicità. Si, sono felice, non faccio fatica a scriverlo.” E’ una lettura appassionante e rasserenante, quella di “Da Roma a Gerusalemme – Diario di un cammino”, leggere per credere.

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