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Lo Zibaldone

Corrado Augias: la libertà non è l’assenza di regole

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Questo mese è approdato nell’Isola dei libri Corrado Augias, giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo, che con noi parla del suo ultimo coinvolgente libro, edito da Rizzoli, “Il disagio della libertà”.

 

Corrado Augias, che ha scritto libri di grande successo come I segreti di Roma, Inchiesta sul cristianesimo e I segreti del Vaticano, ne Il disagio della libertà, che ha come sottotitolo Perché agli italiani piace avere un padrone, svolge un’indagine colta e molto interessante sulle debolezze del nostro carattere, auspicando che si ritrovi in Italia il senso alto della politica e una libertà intesa come il rispetto e la cura dei diritti di tutti.

Pensa che il libro elettronico prenderà sempre più piede?

Certo, e poi ha dalla sua l’avvenire.

A lei piace il libro come oggetto?

Sì, ma senza feticismi naturalmente.

Ha tanti libri in casa?

Alcune migliaia.

Nel suo ultimo libro Il disagio della libertà cita Goethe, che nel suo Viaggio in Italia racconta che una nobildonna napoletana gli chiarì perché fosse inutile fare altre leggi, dicendogli che avrebbero procurato solo nuove preoccupazioni, in quanto avrebbero poi dovuto tutti trovare il modo di trasgredire anche quelle nuove leggi. E si tratta di una signora della fine del Settecento, come mai ancora oggi continua la stessa storia?

Possiamo cominciare questa storia delle leggi raggirate da Dante, anche lui la biasimava e diceva anche che la Chiesa aveva imbrattato se stessa e il suo soma, cioè il suo compito, mescolando la spiritualità con la politica. Diceva le cose che diciamo noi, intendiamoci sono considerazioni che in una prospettiva molto ampia possono riguardare chiunque, però se ci limitiamo a guardare il nostro vissuto, sicuramente ci riguardano da molti secoli.

Nel libro riporta una classifica terrificante, ai primi posti, infatti, sono elencati i Paesi più onesti e su 178 noi siamo ben al sessantasettesimo posto.

La diffusione della corruzione va di pari passo con un fiacco sentimento della libertà, le due cose sono parenti. Uno scarso sentimento della libertà vuol dire che c’è poco spirito della libertà alta che significa regole, la libertà infatti non è l’assenza di regole, al contrario è il rispetto  delle regole, è la coscienza dei propri limiti, la consapevolezza di tutti i diritti che ci riguardano, ma anche di tutti i doveri. Quella è la libertà in senso alto e allora quando c’è quella libertà si gode di più dei diritti, ma si rispettano anche i doveri. Noi abbiamo l’altro tipo di libertà, quella bassa, quella che sfocia nella licenza, nell’abuso e tra quelle libertà di licenza e di abuso c’è anche la corruzione, insomma le due cose sembrano distanti ma in realtà sono le due facce della stessa medaglia.

Ci hanno colpito molto le pagine in cui lei cita Gobetti, che diceva che il fascismo è un’indicazione di infanzia, perché segna il trionfo della felicità, della fiducia, dell’entusiasmo. Gobetti diceva anche che il fascismo riproponeva tutti i difetti storicamente radicati in Italia.

Gobetti era un genio, che è morto a venticinque anni a seguito delle botte che gli dettero i fascisti e che è sepolto pateticamente in una modestissima tomba che si trova nel cimitero del Pére-Lachaisea a Parigi. Gobetti, che aveva capito tutto del nostro Paese e di noi, diceva anche, in contrasto con Croce, che il fascismo era stato l’autobiografia della nazione. Intendiamoci, non c’è solo negli italiani una componente fascista, c’è in tutti un’idea di affermare con la prepotenza le proprie idee, sbattendo fuori a calci quelli che la pensano diversamente. Gobetti aveva individuato questo elemento come una delle nostre connotazioni di fondo, là dove Benedetto Croce avrebbe detto, un po’ di tempo dopo, che il fascismo era una parentesi nella vita democratica conseguente alla prima guerra mondiale. Gobetti  oggi è molto trascurato e io in questo libro ho cercato di ritirarlo fuori.

Gobetti affermava anche che il movimento fascista aveva addomesticato gli italiani abituandoli all’acquiescienza  in cambio di qualche piccolo beneficio, come ad esempio le colonie marine, i treni popolari…

Bisogna dire che tutti i grandi leader sono anche dei grandi incantatori. Anche Churchill era un incantatore, e poi ognuno incanta a modo suo. Churchill incantava, da grande statista qual era, dicendo che poteva promettere soltanto lacrime, sudore e sangue, però assicurava anche che non avrebbero mai ceduto ai nazisti. Poi ci sono quelli che incantano dicendo “Sarete tutti ricchi, non pagherete più le tasse.” Dipende dalla natura del popolo da incantare.

Alla fine del libro scrive che forse proprio questa crisi economica disastrosa che stiamo vivendo, potrà dare energia agli italiani.

Io so solo che, quando nel ’45 l’Italia stava sdraiata per terra, era tutto distrutto,  non c’era neanche il pane da mangiare, io ero un bambino, ebbene milioni di italiani si rimboccarono le maniche e in capo a cinque anni l’Italia passò dalla categoria dei Paesi agrari arretrati alla categoria dei Paesi industrializzati d’avanguardia. Probabilmente noi abbiamo bisogno di trovarci in un momento di grande crisi per dare il meglio di noi.

Tornando ai libri e alla lettura, c’è stato un libro che è stato particolarmente importante nella sua vita?

Non me lo può chiedere, ce ne sono stati tanti.

Ricorda un libro che aveva quando era bambino?

Sì, Pinocchio, perché quando andavo a scuola, alle elementari, l’unico libro che avevamo era Pinocchio, avevano, infatti, trovato in cantina una quarantina di copie di Pinocchio e noi facevamo tutto su Pinocchio, italiano, matematica, tutto.

Se si trovasse su un’isola deserta e avesse trovato, fra i relitti di una nave tantissimi libri, quale libro sceglierebbe per vincere la solitudine, la paura e la fame?

Sceglierei un libro qualunque che faccia veramente molta compagnia. Ci sono dei libri che si divorano, per esempio oggi, mentre mi portavano in macchina ad una conferenza, ho divorato un libro appena uscito, edito da Longanesi, Il caso Collini di Von Schirach, un avvocato berlinese bravissimo, un grande narratore che scrive di casi criminali semiveri. Mi sono lasciato le ultime venti pagine per leggermele questa sera. Sceglierei quindi un qualunque libro che mi assorba  intensamente dentro se stesso.

Susanna Mancinotti

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