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Condannati a vivere di soli libri?

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Non solo libri, ma espandersi verso nuovi orizzonti ed essere aperti ad altre iniziative. Come cambia il mercato dell’editoria

di Carla Iannacone

Diventa sempre più difficile per piccoli e grandi editori sostenere un mercato come quello dell’editoria, ed è per questo che ci si chiede: può un autore, da solo, essere l’unica risorsa delle case editrici? Come può l’editore (e il lettore) vivere di soli libri?

Siamo abituati a concepire le librerie come un luogo dove se ne vendono a centinaia, in realtà, in un periodo di rivolgimenti economici come quello che siamo vivendo, non sono solo i libri a fruttare guadagni agli editori, ma anche altre merceologie; tutto sta nel capire come si conciliano questi servizi con i progetti editoriali.

L’incontro che si è tenuto il dicembre scorso presso la Fiera della media e piccola editoria PiùLiberiPiùLibri, Condannati a vivere di soli libri?, ha spiegato questo fenomeno, chiarendo come e perché alcune case editrici hanno preferito intraprendere altre strade che non portino necessariamente alla produzione letteraria. All’incontro, moderato da Cristina Mussinelli (responsabile dell’area digitale AIE), erano presenti Daniele Di Gennaro (editore di Minimum Fax), Gregorio Pellegrino (Effatà Editrice) e Pietro Biancardi (Iperborea), quest’ultimo tramite videointervista perché impegnato a Milano per l’apertura di una nuova libreria nei pressi delle colonne di San Lorenzo.

Alla domanda «Quando avete cominciato a pensare, e perché, ad attività diverse rispetto a quella editoriale?» Biancardi ha risposto che è stato il desiderio mostrato da lettori e associazioni di portare la cultura dei paesi nordici oltre la pubblicazione e presentazione dei libri – la casa editrice si propone infatti di far conoscere la letteratura nord-europea in Italia –, per questo è nato I Boreali, un festival ideato e organizzato da Iperborea, interamente dedicato al nord, che propone 15 giorni di incontri con scrittori, registi, intellettuali, concerti ed eventi dedicati alla musica e teatro, una rassegna di cinema, workshop per bambini e seminari. «I corsi di lingua, invece, sono nati all’interno della casa editrice. Abbiamo pensato che fosse una buona idea coinvolgere i lettori potenzialmente interessati. È bastato un annuncio su Facebook per ottenere un gran numero di iscritti, così abbiamo capito quanto fosse importante continuare a percorrere questa strada» ha continuato Biancardi.

È stata poi la volta di Gregorio Pellegrino che, brevemente, ha illustrato la linea editoriale di Effatà Editrice (casa editrice fondata dai suoi genitori che si occupa di saggistica religiosa) seguitando a parlare di Effatà Tour, realtà nata nel 2010 con l’intento di offrire pacchetti di viaggio e soggiorno finalizzati a conoscere nuove realtà per aprirsi al dialogo e all’arricchimento interiore e reciproco. Daniele Di Gennaro, invece, ha raccontato di come Minimum fax sia nata nel ’92 dapprima come rivista letteraria, poi, nel 1994, come casa editrice. «L’idea di fondo è sempre stata quella di una realtà in cui i libri non dovevano essere isolati, ma di metterli al centro per la produzione di eventi culturali di vario genere» ha spiegato, sottolineando quanto ciò fosse importante vista anche, allora, la mancanza di capitali e strutture. «I libri sono crocevia straordinari di restituzione di esperienza: dai libri sono tratti progetti di formazione, come per esempio la scrittura; si attinge dall’esperienza altrui e questo è anche un modo per far dialogare i lettori».

Per quanto concerne le modalità con cui si sviluppano queste attività alternative, Biancardi per primo ha risposto: «Il primo festival, Caffè Amsterdam, è stato organizzato nel 2009 grazie all’Istituto di promozione della cultura e della letteratura olandese. All’inizio si è trattato di un evento con pochi autori ed eventi ma che, di anno in anno si è allargato, abbandonando il focus dedicato a un solo Stato. Attualmente il festival continua a essere gestito dalla casa editrice con l’aggiunta di collaboratori esterni; i partner rimangono soprattutto esteri, anche se è nato un rapporto collaborativo con molte realtà milanesi e con alcuni partner istituzionali».

«L’attività di tour operator doveva per forza essere esterna alla casa editrice» ha risposto Pellegrino «mio padre, a cinquant’anni, ha dovuto di nuovo studiare per passare l’esame e diventare direttore tecnico della società. Gli introiti vengono per metà dai viaggi, che sono viaggi culturali con scrittori e accompagnatori, e per metà dalle vacanze studio. Attività di questo tipo creano una comunità che è alla base della fortuna di un editore». Concorda pienamente Di Gennaro il quale ha evidenziato l’importanza di un team editoriale, un “gruppo di ragionamento” che fa la qualità di ricerca dell’editore e che costituisce il nucleo dell’innovazione che porta a sperimentare realtà nuove come, ad esempio, i reading teatrali o cross-selling (ossia la vendita di un prodotto a partire da un servizio e viceversa).

Per concludere, analizzando il profilo economico di queste poliedriche attività, Biancardi ha affermato che v’è stata una fortissima ricaduta di immagine della casa editrice data dalla visibilità del festival, e che il fatturato di Iperborea è salito al 20%. Anche Effatà Editrice è soddisfatta dei risultati raggiunti con i tour operator, sebbene durante i primi anni siano sorte difficoltà gestionali; libri e viaggi hanno dei costi ben diversi, l’unico riscontro positivo è stato dato solo dai viaggi con lo scrittore. Daniele Di Gennaro ha poi aggiunto che la vera economia si fa sul lungo termine, non con risultati immediati, e che l’editoria «vuol dire anche capire il mercato, guardare le iniziative di altri editori e approcciarsi ai diversi metodi produttivi con una maggiore apertura mentale».

 

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