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Come scrivere un giallo di successo

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Le idee devono chiare fin dall’inizio. Consigli per l’attività preparatoria, la scenografia, i personaggi, l’investigatore, il criminale, il ritmo e la suspense, gli indizi e le false piste.

DI TERESA MADONIA

Scrivere racconti o romanzi gialli richiede grande consapevolezza. Quando si scrive un romanzo di altro genere, spesso, si butta giù tutto, senza un progetto ben preciso e le idee vengono aggiustate strada facendo. Con la crime story non si può procedere così. Le idee devono essere chiare fin dall’inizio, per non incorrere in possibili errori, incongruenze, ecc…

Importante è, quindi, stabilire da subito una scaletta, caratterizzare i personaggi e i legami tra essi, cercare i moventi e, regola numero uno, decidere fin dall’inizio chi è il colpevole.

Ecco alcuni consigli:

– Attività preparatoria: la ricerca. Non si può scrivere un giallo se non ci si documenta. Proprio per la sua peculiarità il giallo ha bisogno di molti dettagli che rendano verosimile la storia, che diano informazioni importanti sui personaggi, che creino una buona ambientazione. Leggere riviste di settore (ad esempio quelle mediche), libri sui crimini, seguire processi in tv, contattare esperti di balistica o di armi, tutto ciò può aiutare alla creazione della vostra storia.

– La “scenografia”: raccontare con efficacia dove si svolgono le scene. Ciò può diventare un elemento determinante per la narrazione, perché un’ambientazione può suscitare vari stati d’animo nel lettore e spingerlo a percepire la storia in modo differente. Ricordate che chi legge un romanzo giallo lo fa per il piacere di farlo e si aspetta scene consone a questo tipo di genere. Aiutatevi con le descrizioni, anche del meteo se serve, senza ovviamente risultare banali.

– I personaggi: devono essere vivi, a parte il morto! Battuta a parte, ricordate che anche il detective, o il personaggio che indaga, mangia, beve, ha le sue abitudini, la sua vita sociale, i suoi tic, e fa tutto ciò che fate anche voi. A volte si incorre nell’errore di creare detective che in tutto il romanzo non fanno altro che indagare, che non ricevono altra telefonata che quella del PM. Insomma, i personaggi (non solo il detective naturalmente) hanno vita reale e in tal senso vanno narrati. E sbugiardando la precedente boutade, rammentate che anche il vostro cadavere ha bisogno di un po’ di vita: alcuni dettagli del suo passato vi serviranno per costruire il presente, la sua triste fine.

– L’investigatore dilettante? Sì, va di moda e sembra prendere di più il pubblico! Se non è un poliziotto, ma un medico, un insegnante, un passante sulla scena del delitto o altro, è un dilettante. In questo caso bisogna superare qualche difficoltà. Prima fra tutte: la “sospensione dell’incredulità del lettore”. Perché l’investigatore dilettante sta cercando di risolvere un crimine? Perché non si fa gli affari suoi? Per fortuna il lettore è ormai abituato a questo tipo di personaggio. Dentro di sé egli vuole credere che non solo i poliziotti possano risolvere i casi. È ovvio: anche l’investigatore dilettante deve essere verosimile. Fargli usare le armi o renderlo campione di karate potrebbe far cadere il racconto nella banalità, o peggio, apparire poco veritiero. Altra difficoltà nella narrazione: deve esserci un motivo valido per cui la polizia venga coinvolta solo marginalmente nel caso. Si può pensare a un affiancamento o a un arrivo successivo del vostro dilettante. Gli escamotage non mancano. Vantaggio dell’utilizzo dell’investigatore dilettante? Non siete tenuti a conoscere tutte le procedure di polizia che nei gialli classici invece sono indispensabili per il funzionamento della storia.

– Criminale credibile: gli assassini, i criminali non sono tutti uguali. C’è chi uccide per passione amorosa (presumibilmente sarà una persona egoista e narcisista). C’è il sociopatico o lo psicopatico. C’è chi lo fa per professione (e a quel punto dovrete cercare anche dei mandanti credibili). Dovete inventare un criminale che compie un delitto per una motivazione ben chiara a voi fin dall’inizio. E dovete farlo in modo che il vostro lettore abbia voglia di cercare questo movente e di conseguenza il colpevole. Lo so, rappresentare un criminale è difficile, ma è la chiave del vostro successo. Bisognerà che elaboriate la biografia dei personaggi, li mettiate in relazione tra loro (magari affibbiate a ciascuno un segreto, un passato non raccontabile, ecc…) e ognuno di loro con l’assassino. Da lì, forgiato il movente, svilupperete la vostra storia.

– Ritmo e suspense. A volte si incorre nell’errore di voler tenere il ritmo della narrazione sempre molto pressante. Questo per un’esigenza di suspense che non sempre paga, anzi quasi mai. La presenza di suspense è giusta in un racconto giallo, ma non deve superare certi limiti. Dopo una scena in cui il lettore ha tenuto il fiato sospeso, è preferibile allentare la tensione per qualche pagina. Se in ogni pagina la tensione è a mille, il rischio è che il lettore si annoi come quando non succede niente. Bisogna usare la giusta dose.

– Le false piste e gli indizi. È importante seminarli qua e là per permettere al lettore di sbagliare, ricredersi, risolvere il caso insieme all’investigatore.

Trascurate, infine, il lieto fine, nel senso classico del termine. L’unico scopo della narrazione è che si arrivi alla soluzione.

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