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Lo Zibaldone

Come distinguere l’invidia dall’odio grazie a Plutarco

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di Stefano Bassi

Invidia e odio sono disposizioni d’animo molto comuni. Difficile trovare qualcuno che non abbia provato, anche per pochi secondi, uno o entrambi questi sentimenti negativi.

Plutarco, nel suo trattato morale “Come distinguere l’invidia dall’odio e altre distinzioni morali”, recentemente pubblicato nella collana classici di Primiceri Editore, separa in modo netto l’invidia dall’odio. Secondo lo storico greco, l’odio è un sentimento comune anche alle altre specie animali; infatti, ci sono animali che confliggono con altri animali. Solo l’uomo, invece, è in grado di provare invidia, ovvero un sentimento negativo verso un altro uomo solo perché quest’ultimo è felice. L’invidia si prova verso le persone miti, serene, soddisfatte, felici, mentre l’odio è generalmente provato verso persone ritenute, a torto o a ragione, cattive, colpevoli di ingiustizia.

Ecco perché, talvolta, l’odio è persino socialmente comprensibile e accettato; pensiamo al caso di un dittatore criminale di guerra. Chi non proverebbe odio verso di lui? L’odio, quindi, trova la sua fonte nella malvagità; l’invidia, invece, nella felicità degli altri.

Mentre l’odio si può provare, come detto, per personaggi molto noti, non avviene lo stesso per l’invidia. Bersaglio dell’invidioso è la persona della porta accanto, un conoscente, un amico, un collega di lavoro. Che senso avrebbe, spiega Plutarco, invidiare un personaggio celebre fuori dalla nostra portata e competizione? Proprio la competizione scatena l’invidia che, quindi, si sviluppa nello stesso ambiente di vita dell’invidioso.

Se chi prova odio, può trovare talvolta una giustificazione persino ragionevole al proprio sentimento negativo, chi prova invidia, invece se ne vergogna e non lo ammette, proprio perché sa che l’invidia è sempre sbagliata.

Come placare l’odio e l’invidia? L’odio si spegne quando si cambia idea sul proprio avversario, oppure quando si ritiene di non aver subito più alcuna ingiustizia, oppure ancora quando si riceve un beneficio dalla persona odiata. Ma questi casi non spengono l’invidia. Infatti, le persone che vengono riconosciute buone sono ancora più invidiate per la loro virtù; le persone che si convincono di non aver subito alcun torto rimangono comunque invidiose; infine, se le persone invidiose ricevono un beneficio diventano ancora più invidiose della bontà e del benessere di colui che compie il favore.

L’invidia è quindi la deviazione più subdola e pericolosa tra i sentimenti umani. L’invidioso, screditando chi ritiene per qualche aspetto migliore di lui, cerca di porre in ombra ciò che lo offusca. Ma non può essere la felicità degli altri a determinare la propria infelicità. Per questo l’invidioso deve guardare dentro sé stesso e lavorare alla cura della propria anima. Scoprirà che le qualità dell’invidiato sono in ognuno di noi; occorre quindi coltivarle e utilizzarle.

In questo prezioso volumetto Plutarco ci aiuta a comprendere la natura di tali sentimenti, riconoscerli e controllarli. Nello stesso volume vengono poi proposti altri saggi morali di Plutarco legati ai sentimenti umani quali “Come distinguere le malattie dell’anima da quelle del corpo” e “Come distinguere il vizio dalla virtù”. L’introduzione è di Salvatore Primiceri, la copertina è illustrata da Ivan Zoni.

Stefano Bassi

Come distinguere l’invidia dall’odio e altre distinzioni morali

Plutarco

Primiceri Editore, 2020

Collana Classici

€ 7.00

PAGINE 76

ISBN 978-88-3300-177-7

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