Teatro
Clitennestra
Clitennestra con Isabella Ragonese, regia di Roberto Andò, dal romanzo “La casa dei nomi” dello scrittore irlandese Colm Toibin
Teatro Argentina, Roma 18 gennaio 2024
Come può una madre sopravvivere e reagire alla morte della propria figlia uccisa per volere del proprio marito come sacrificio per assicurarsi la benevolenza degli dei? Una ispirata Isabella Ragonese, nei panni di Clitennestra, ce lo spiega e ce lo fa vivere rispondendo alla fine a questo drammatico quesito. Ma andiamo con ordine. Clitennestra, moglie di Agamennone, re di Micene e capo degli Achei, è una regina con tre dei suoi quattro figli: Ifigenia, Elettra e Oreste. La sua vita, immaginiamo, si svolge nel sereno corso di una vita privilegiata. Ma succede qualcosa: Agamennone, a capo del suo esercito, sta fronteggiando i Troiani. E il “vento” gli è contrario tanto che le sue navi o non possono partire oppure si sfracellano sugli scogli. L’unica cosa che può fare è cercare la benevolenza degli dei affinché il vento cambi e quello che vuole offrire agli dei, su consiglio di un oracolo, è la vita della sua figlia primogenita Ifigenia. La disperazione della madre Clitennestra si palesa sulla scena del teatro in tutta la sua drammaticità fin dalle prime battute in cui appare da dietro uno schermo bianco dove si vedono solo ombre. L’effetto è dirompente e immediato grazie anche a un’interpretazione piena di pathos. Ma come può Agamennone convincere del suo proposito sua moglie se non con l’inganno? Ecco allora che Ifigenia viene preparata per un incontro nuziale con Achille come futuro sposo. Clitennestra però vuole certezze e va a trovare Achille che le rivela, in un drammatico colloquio, l’inganno e le svela il reale proposito di Agamennone. Può la forza di una donna cambiare il corso delle cose? Una cosa è certa, ci prova con tutte le sue forze affrontando Agamennone e i suoi perfidi soldati, proteggendo Ifigenia facendo scudo con il suo corpo, E questo sul palco viene espresso con movimento e coralità. Fin quando è la stessa Ifigenia a implorare il padre di non ucciderla e poi, persa ogni speranza, a rivolgere all’esercito del padre il discorso di fiera accettazione del sacrificio, con la morte nel cuore. L’esecuzione di Ifigenia che vediamo sul palco è straziante e piena di attaccamento alla vita da parte di una ragazza di 16 anni vittima del potere dell’uomo. Clitennestra allora, disperata, per vendicare il sacrificio della figlia, uccide Agamennone e l’amante Cassandra con la complicità di Egisto al quale in cambio dona se stessa completamente. Ultima notazione sulla regia di Roberto Andò: delicata e allo stesso tempo coraggiosa nell’attualizzare con trovate scenografiche il messaggio, ma senza nulla togliere a una fedele riproposizione di tragedia greca anche se rivisitata dando di Clitennestra una versione riscattata, da eroina.. Il pubblico del Teatro Argentina di Roma ha riservato ai protagonisti lunghi, convinti, applausi sia a Isabella Ragonese (Clitennestra), sia ad Arianna Becheroni e Anita Serafini (Ifigenia e Elettra), sia ancora a Ivan Alovisio e Denis Fasolo (Agamennone e Achille), ma tutto il cast, bisogna dire, ha brillato.
Fabio D.G. Fiorelli

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