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Lo Zibaldone

Cibo amico, cibo nemico: l’ultimo libro della Dottoressa Balbo

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Negli ultimi decenni si è registrato un aumento dei disturbi dell’alimentazione, che spesso risultano essere causati da traumi pregressi. La dottoressa Marina Balbo, nel suo ultimo libro Cibo amico, cibo nemico. Un interminabile conflitto. EMDR: la soluzione possibile, edito da Mimesis, non solo affronta questa delicata problematica, ma propone anche una soluzione, attraverso il metodo EMDR, sul quale lavora da anni, essendo anche la maggiore esperta in Italia. Marina Balbo è direttrice del Centro di psicoterapia EMDR di Asti in cui svolge l’attività di psicoterapeuta e con questo libro pone all’attenzione di tutti un problema che però ha una soluzione.

 

A cura Amalia Vingione

 

Iniziamo dal titolo, cibo amico e cibo nemico. In che maniera il cibo ci è amico o nemico?

Il cibo rappresenta un elemento essenziale per la sopravvivenza degli esseri umani. In questo senso nel corso dei secoli è sempre stato un “amico”, qualcosa da procacciare e condividere. Fin dalla più tenera età, inoltre, il nostro cervello è in grado di associare determinati sapori a sensazioni di piacevolezza, conforto, cura. Diventa un “nemico” nel momento in cui le innate sensazioni di fame e sazietà subiscono un’alterazione di origine neurobiologica a causa dell’attivarsi di emozioni negative legate al rapporto con il cibo. Ciò determina la comparsa di un rapporto alterato con il cibo sia in difetto che in eccesso.

 

Lei lavora da anni sul metodo EMDR, in breve di che cosa si tratta e a chi è rivolto.

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing,) è un trattamento terapeutico ideato negli anni ’80 da Francine Shapiro. Viene utilizzato per alleviare lo stress associato agli eventi traumatici e la sua efficacia è provata da numerosi studi scientifici. Può essere utilizzato solo da psicologi o medici abilitati alla psicoterapia. I terapeuti, adeguatamente formati e supervisionati nella loro pratica clinica, guidano i pazienti nell’individuare le esperienze traumatiche che sono alla base dei loro sintomi attuali. Cambiando infatti la percezione dei ricordi disturbanti, sarà possibile modificare il modo con cui l’individuo percepisce se stesso e gli altri, promuovendo la trasformazione dell’evento traumatico in risorsa. La specificità del metodo EMDR favorisce l’acquisizione di consapevolezza da parte del paziente delle ricadute delle esperienze traumatiche sul suo funzionamento attuale globale. Nel trattamento del disturbo alimentare il terapeuta ricerca, all’interno della storia di vita della persona, gli eventi traumatici alla base della formazione e del mantenimento del disturbo. Le emozioni più comunemente sperimentate, come la vergogna e la colpa rendono i pazienti con questo genere di disturbo particolarmente vulnerabili a sensazioni di sfiducia, timore di giudizio altrui. Per tali motivi, nella fase preliminare al lavoro con EMDR, il terapeuta aiuta il suo paziente a consolidare una buona relazione terapeutica, in cui il soggetto si senta accolto, compreso e soprattutto non giudicato.

 

In che maniera un soggetto capisce che deve rivolgersi ad uno psicoterapeuta e non ad un nutrizionista?

E’ importante distinguere i ruoli professionali e le relative competenze. Lo psicoterapeuta è una figura fondamentale nella presa in carico di questi pazienti poichè, dal punto di vista eziopatogenetico, allo sviluppo di tali disturbi concorrono diversi fattori di rischio, non semplicemente riconducibili allo stile alimentare, di cui può occuparsi un nutrizionista. Essi sono più spesso legati a variabili socioculturali, individuali e familiari. Gli eventi di vita critici rivestono un ruolo di grande rilievo e ne costituiscono i fattori predisponenti. Le esperienze traumatiche possono altresì rappresentare dei fattori precipitanti per l’innesco della problematica. La predisposizione genetica per il disturbo è inoltre frequentemente associata ad una scarsa autostima, all’inserimento in un contesto giudicante e all’ idealizzazione delle forme corporee. I profili psicologici delle persone che ne soffrono sono caratterizzati da timore ossessivo di biasimo e di delusioni, estrema vulnerabilità alle critiche ed alle disconferme, terrore di deludere gli altri e di essere delusi e generale incapacità di affrontare l’ansia e gestire le frustrazioni. Per questo, è frequente che tali soggetti tendano ad evitare la realtà, rifugiandosi in progetti e fantasie meravigliose che non verranno mai realizzati. In considerazione delle esperienze vissute, dunque, i soggetti possono scegliere di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per lavorare in modo approfondito sulle cause di insorgenza e di mantenimento del problema con il cibo, per risolverlo definitivamente. E’ bene considerare che psicoterapeuta e nutrizionista possiedono competenze complementari, per cui possono lavorare in tandem nella direzione del benessere psicofisico della persona.

 

Parla di traumi pregressi che hanno causato i disturbi alimentari. Quali possono essere questi traumi e come prevenirli.

Esistono due principali tipologie di traumi. Quelli con la “T” maiuscola, ovvero quegli eventi che minacciano l’integrità dei soggetti o dei loro cari. In questa tipologia rientrano gli eventi catastrofici, disastri naturali, abusi o incidenti. La seconda tipologia è quella dei traumi con la “t”minuscola, ovvero eventi che per il soggetto risultano disturbanti e che, a seconda degli significato attribuito loro dal soggetto, possono incidere significativamente sull’identità dei singoli.

 

La prima parte del libro è dedicata ad una ricostruzione storica dei disturbi alimentari. Cosa è cambiato nel tempo?

Nella storia dell’umanità il problema principale è sempre stato la carenza di cibo, oggi, invece, in presenza di una sovrabbondanza di cibo assistiamo ad una frenetica e ossessiva ricerca di un corpo magro. Per il popolo italiano, però, il cibo è stato una conquista. La storia italiana è una storia di povertà, dove per tanto tempo gran parte della popolazione ha fatto fatica a sfamarsi. Agli inizi del ‘900, ad esempio, per i contadini la spesa del cibo arrivava anche all’80% del budget familiare.Dagli anni ’80 il rapporto con il corpo è inteso in senso estetico. Negli ultimi decenni, mentre il prototipo di donna ideale si è spostato verso l’esaltazione della magrezza, l’alimentazione si è arricchita di grassi. Inoltre, nella nostra epoca, dagli anni ’70 in poi, le donne hanno vissuto un mutamento radicale del loro ruolo sociale e della loro stessa identità. Per i soggetti più vulnerabili, conformarsi al modello fisico dominante rappresenta la soluzione patologica al problema dell’identità e del valore personale e in parte consente di ridurre il disagio causato dalla sensazione di inadeguatezza.

 

I disturbi dell’alimentazione sembrano essere aumentati. Questo potrebbe dipendere dal fatto che oggi c’è una maggiore consapevolezza del problema, ma chi sono i soggetti più a rischio?

L’età si abbassa sempre di più, tanto che il malessere inizia a fare il suo esordio già a 11 anni e in alcuni casi, secondo i pediatri, addirittura in bambine di soli 8 anni. La fascia d’età in cui entrambi i disturbi si manifestano più spesso è quella tra i 15 e i 19 anni. L’anoressia è la terza malattia cronica più comune tra i giovani. I pazienti con anoressia tra i 15 e i 24 anni hanno un rischio di mortalità 10 volte superiore a quello dei coetanei. Il numero di decessi in un anno per anoressia nervosa si aggira intorno al 6%, al 2% per bulimia nervosa e al 2% per altri disturbi alimentari non specificati.

 

Il suo libro è scientifico, ma allo stesso tempo fruibile dai “non addetti ai lavori”. Quale obiettivo spera di raggiungere?

Il libro è rivolto a tutti coloro che vivono in modo problematico il rapporto con il cibo, per riconoscere i sintomi di un eventuale disturbo e le caratteristiche del circolo vizioso che si nasconde dietro il desiderio di mangiare troppo ed alle emozioni correlate

Il testo diviso in due parti: la prima, più teorica, è finalizzata alla conoscenza del disturbo e degli aspetti emotivi a esso collegati. La seconda, più pratica, è composta da una serie di schede di autoaiuto per riconoscere i sintomi, che è possibile utilizzare come supporto al percorso di psicoterapia con l’EMDR.

 

Nel volume ci sono i contributi di altre specialiste del settore. Quanto è importante la cooperazione in questo settore?

La cooperazione tra esperti del settore, ovvero psicoterapeuti specializzati nella presa in carico di adulti e bambini e nutrizionisti, è determinante nel garantire il successo dei trattamenti nel breve e lungo periodo. E’ necessario offrire cure multidisciplinari adeguate, poiché nella maggior parte dei casi la scarsa consapevolezza del problema e l’illusione di potervi fare fronte autonomamente complicano il quadro clinico. Una falsa credenza diffusa per quanto riguarda i bambini è che le difficoltà con il cibo possano essere transitorie, di poco conto o meno gravi di disturbi conclamati in età più adulta. Le competenze dei singoli professionisti sono utili altresì nel formulare diagnosi differenziali e nello strutturare progetti terapeutici appropriati alle caratteristiche psicofisiche delle persone.

 

 

Titolo: Cibo amico, cibo nemico. Un interminabile conflitto. EMDR: la soluzione possibile.

Autore: Marina Balbo

Genere: Psicologia e Scienze dell’Educazione

Casa Editrice: Mimesis

Pagine: 163

Prezzo: 14,00 €

Codice ISBN: 9788857560359

 

 

Link di vendita

https://www.amazon.it/Cibo-amico-nemico-interminabile-conflitto/dp/885756035X

https://www.ibs.it/cibo-amico-cibo-nemico-interminabile-libro-marina-balbo/e/9788857560359

https://www.unilibro.it/libro/balbo-marina/cibo-amico-nemico-interminabile-conflitto-emdr-soluzione-possibile/9788857560359

 

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