Lo Zibaldone
Charles Dickens: due nuove edizioni per la Caravaggio Editore
A Christmas Carol e Il Grillo del Focolare di Charles Dickens: due nuove edizioni curate e tradotte da Enrico De Luca per la Caravaggio Editore
Di Giorgia Foglia
Il tempo natalizio è il migliore per dedicarsi alla lettura o alla riscoperta di due classici intramontabili di Charles Dickens che fanno parte dei cosiddetti Racconti di Natale (The Christmas books), A Christmas Carol e Il grillo del focolare. Il curatore e traduttore delle edizioni della Caravaggio Editore è il professor Enrico De Luca, docente presso l’Università degli studi della Calabria ed esperto di filologia e metrica sia in àmbito letterario che musicale. Oltre alle opere menzionate, ha curato anche un’interessante edizione annotata di Anne di Tetti Verdi di L. Montgomery.
1. Da dove nasce l’interesse nei confronti di C. Dickens e soprattutto la volontà di riscoprire due formidabili classici come A Christmas Carol e Il grillo del focolare?
1. Ho sempre considerato Charles Dickens uno dei “miei” autori, cioè uno di quegli autori che ho letto e riletto sin dalla giovinezza. Nello specifico le riletture di A Christmas Carol e del Grillo del Focolare sono state incredibilmente frequenti (conosco almeno una ventina di traduzioni, da quelle storiche a quelle moderne e ho avuto modo di studiare le correzioni autografe e le prime edizioni inglesi di entrambi i testi), forse anche per questo motivo una decina di anni fa ho sentito la necessità di offrire una mia versione di questi due classici.
2. Le due edizioni da lei curate risultano all’occhio del lettore precise, puntuali, molto aderenti all’originale. Quanto tempo ha impiegato per portare a termine quest’opera di traduzione magistrale e inoltre quali criteri traduttivi ha adottato per riuscire a ottenere una versione così diversa dalle tante altre italiane di cui disponiamo, perlopiù incomplete e “alleggerite”?
2. Non tutte le edizioni italiane sono incomplete e/o adattate, tuttavia, da appassionato anche della diffusione e della ricezione di Dickens in Italia, mi sono imbattuto in alcune versioni a dir poco imbarazzanti. Già oltre un secolo fa Silvio Spaventa Filippi, grande traduttore dickensiano (ancora oggi riproposto e ammodernato in varie edizioni), sottolineava come nel nostro paese Dickens fosse stato trattato in maniera indecorosa, scorciando, semplificando e stravolgendo le caratteristiche peculiari della sua prosa. Le osservazioni di Spaventa Filippo, purtroppo, rimangono ancora oggi in parte valide, ragion per cui mi sono imposto di non proporre delle ennesime versioni adattate e mi sono attenuto il più possibile allo stile dell’autore, senza alleggerirlo e banalizzarlo. Ho poi corredato il testo di un modesto apparato di note, con l’intento di aiutare i lettori italiani moderni a comprendere meglio alcuni riferimenti a una cultura e a una storia che per certi aspetti non ci è familiare. Il lavoro è stato ultimato in un anno e mezzo, pubblicato per la prima volta nel 2009 da Caravaggio, rivisto nel corso degli anni e ora riproposto in una nuova veste.
3. Quale dei due testi è risultato maggiormente problematico dal punto di vista traduttivo?
3. Dickens è sempre Dickens, mi perdoni la tautologia, non è mai troppo facile. In tutta sincerità, però, credo di aver trovato il Carol un po’ più difficile da “trasportare”, specialmente per quel che riguarda alcuni passi (spesso omessi nelle edizioni italiane).
4. Avendo svolto un lavoro capillare sui testi dickensiani, sarebbe in grado di ricavare un’ulteriore interpretazione dei racconti natalizi in questione? Le opinioni che sono state fornite in merito agli insegnamenti morali che derivano da questi testi si orientano tutte verso una medesima direzione: è sufficiente leggere qualche recensione sul web per averne prova. Secondo lei, c’è qualche messaggio ulteriore da poter trarre da questi classici inestinguibili?
4. Quelli che noi chiamiamo racconti, sono da considerarsi forse più come romanzi brevi (Dickens li definiva stories, ma non mi risulta ci siano racconti così estesi, come quelli natalizi, nella sua restante produzione), scritti proprio in funzione di un dato periodo dell’anno. Sono, com’è ovvio che siano, prodotti del loro tempo, ma il più delle volte mostrano una fattura eccellente (vedi il Carol), e veicolano messaggi in parte ancora recepibili. Di solito, però, quando ho a che fare con i classici, la mia attenzione non è focalizzata sui messaggi in sé, ma sul modo in cui a essi è stata data forma, e quindi sullo stile dell’autore, su come adopera le parole, sulla sintassi, sulle figure retoriche… E i classici in ciò sono maestri inarrivabili e, rubandole l’aggettivo, inestinguibili, nel senso che hanno sempre qualcosa da insegnarci, stilisticamente parlando. Ecco perché credo fermamente nel diritto imprescindibile (quello che Eco definisce “diritto alla fedeltà”) che un lettore debba avere di leggere un testo rispettoso dello stile e delle scelte dell’autore. Non tutti gli editori (e non tutti i traduttori) conoscono il significato di tale termine, dal momento che continuano a propinare a incauti (e troppo fiduciosi) lettori versioni dei classici della letteratura straniera etichettate come integrali che poi integrali realmente non sono.
5. Tra i due, A Christmas Carol è il racconto più conosciuto e di conseguenza il più tradotto (è noto che ne sono state realizzate anche delle trasposizioni cinematografiche). Secondo lei, a cosa si deve questo enorme successo? A mio avviso Il grillo del focolare rappresenta una grande opera dalla quale poter trarre più spunti riflessivi rispetto alla prima, eppure non ha avuto lo stesso impatto sociale. A cosa può essere riconducibile ciò?
5. In tutta sincerità anch’io, come forse avrà intuito, faccio parte della schiera abbastanza nutrita di coloro i quali considerano il Carol superiore al Grillo, sebbene abbia apprezzato e studiato molto quest’ultimo e ne conosca bene qualche adattamento, come l’omonima opera di Riccardo Zandonai, sulla quale nel 2005 scrissi un articolo dal titolo Il Grillo del Focolare. Da Dickens a Zandonai (pubblicato sulla rivista «Filologia Antica e Moderna»). Ritengo il Carol un capolavoro di scrittura, per l’originale scansione della narrazione, per la descrizione di Scrooge e degli Spiriti, per la trovata del viaggio onirico nel passato, presente e futuro, per l’uso di fonti classiche mescolate a quelle moderne, e naturalmente per quell’ironia pungente, che in alcuni momenti potrebbe sembrar fuori luogo, ma che ti forza, anche quando non te l’aspetteresti, ad alzare almeno un angolo della bocca. E chi ha tratto musical, film, opere teatrali e musicali, fumetti, etc. dal testo dickensiano è stato abbastanza avvantaggiato perché è tutto già confezionato: dai dettagli scenografici ai dialoghi, alle didascalie. Inoltre una parte della fama e della fortuna potrebbe derivare dal modo in cui un messaggio universale – un messaggio di redenzione umana e di comprensione che ogni nostra scelta, ogni nostra azione ne possa generare altre, creando molteplici possibilità, opportunità, situazioni – sia stato così abilmente trattato.
6. Dickens, è noto, è un autore molto abile nel realizzare personaggi fortemente caratterizzati, che di conseguenza rimangono facilmente impressi nell’immaginario del lettore. C’è un personaggio dickensiano al quale si è affezionato particolarmente o nel quale si rispecchia?
6. Nel corso degli anni ho letto l’intera produzione di Dickens e la miriade di personaggi che ho in mente è davvero considerevole, mi è impossibile citare un nome o un altro. Non ho preferenze in tal senso, tutti i personaggi mi paiono così ben studiati e caratterizzati (è ben noto quanto Dickens amasse studiare e descrivere i tipi umani) e tremendamente reali.
7. Per quale ragione, secondo lei, Dickens non è stato e, probabilmente tutt’ora, non è molto apprezzato e tradotto in Italia? Sarebbe magnifico riuscire a diffondere tutta la sua opera.
7. Soprattutto i grandi editori avrebbero potuto investire molto di più in nuove, fedeli (magari anche annotate) traduzioni di tutte le opere dickensiane, invece un certo numero si è limitato a riproporre traduzioni vetuste, talvolta ammodernandole qua e là, fino ad arrivare in taluni casi a edizioni in cui sprovveduti (avrei voluto usare un aggettivo ben più forte) traduttori hanno fatto loro traduzioni storiche altrui. Forse una parte della colpa è degli intellettuali italiani, incapaci di stroncare operazioni deprecabili come quelle che ho sommariamente segnalato (possibile che nessuno specialista si sia accorto di nulla?), e poi dei lettori, che non sono abituati a chiedersi se l’edizione che hanno fra le mani sia integrale e rispettosa dell’originale oppure no; non se lo chiedono soprattutto quando ripongono la loro fiducia nei “grandi marchi”, senza la consapevolezza che tutti i cataloghi di editori grandi e piccoli hanno i loro scheletri negli armadi (cioè quelle pubblicazioni che andrebbero ritirate, se solo ci fosse un minimo di onestà e di rispetto nei riguardi di opere, autori e lettori).
A Christmas Carol. In prosa, ossia, una storia di spettri sul Natale
ISBN: 9788895437767
10,90 Euro
Il Grillo del Focolare. Una favola domestica
ISBN: 9788895437811
10,90 Euro
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