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Lo Zibaldone

Cellulare’s story

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di Loredana Simonetti

Inutile negarlo: le nostre vite sono profondamente cambiate con l’avvento dei cellulari. Utilizzati parsimoniosamente per le tariffe altissime negli anni 90, oggi prima ancora di mettere in tasca le chiavi di casa prendiamo il nostro telefonino. Inizialmente era un gioco esclusivo degli adulti e veniva utilizzato con il contagocce dai bambini; poi si è trasformato in regalo probabile per aver superato l’esame di terza media, anticipato magari alla quinta elementare. In ogni caso il telefonino era vietatissimo da portare a scuola, quest’ultima ancora responsabile delle comunicazione via filo con le famiglie.

Poi nel corso degli anni, quel piccolo strumento è diventato anche un kit giocattolo, con qualche pupazzetto mangia robot e facilmente accessibile alle menti elastiche di qualsiasi bambino “nativo digitale”, stupore dei genitori che vedevano in lui un genio dell’alta tecnologia. In realtà stava diventando un strumento in grado di attirare l’attenzione visuale troppo velocemente ai nativi digitali del 2000, deconcentrando e isolando il bambino da quello che lo circondava. Qualche volta il telefonino diventava un modello di baby sitter a costo zero, capace d’intrattenere, senza sorvegliarlo, il bambino che avrebbe voluto qualche attenzione, magari con canzoncine sceme o peggio, cartoni animati incontrollabili.

Oggi assisto ad adolescenti, con tic nervosi agli occhi, capaci di trascorrere intere mattinate a testa china con gli occhi fissati su tablet e telefonini. Non tutti, per fortuna…, ma il mondo dei “gobbi” sta avanzando.

Chi si occupa di cultura dell’infanzia ha iniziato a pensare di trasformare queste abilità magari per un uso diverso e intelligente.

E’ il caso dei libri app, applicazione, cioè, dei libri che i bambini hanno in casa e che sono un naturale proseguimento sul cellulare/tablet, con lo stesso testo da sfogliare e qualche gioco interattivo, ma sempre legato al libro cartaceo originario.

Un esempio è Forme in gioco di Hervé Tullet (Franco Cosimo Panini) oppure per i più grandicelli Mostri Mitologici (Editore Scienze e Lettere) in cui  le storie di mitologia, le metamorfosi di Publio Ovidio Nasone, rivivono su tablet e smartphone con l’app progettata dall’archeologo Sergio Fontana e illustrata da Lucia Conversi.

Ancora meglio sono i giochi che scatenano la fantasia creativa, utilizzando le funzioni del medesimo telefonino (es. torcia, telecamera…) integrandola con giochi assolutamente innovativi, come il libro No app di Daniela Bassi (Lapis Edizioni) Questo anche in risposta al Parlamento Europeo che ha stabilito tra le competenze di base, leggere, scrivere, far di conto e digitale!

Ma… bella più di tutte, l’ho scoperta alla fiera del libro di Roma Più libri più liberi. La casa editrice Carthusia ha realizzato dei bellissimi albi illustrati con tematiche musicali. In particolare  Il Carnevale degli animali, ispirato alla partitura musicale  di Camille Saint-Saëns. La novità è che utilizzando il qr-code con il cellulare, il bambino accede alle tracce musicali originali che ne accompagneranno la sua lettura, rispettando i passi musicali. Buona musica e buona lettura insieme, che cosa c’è di meglio?

Infine ecco due regole di  galateo sull’uso del cellulare: Spegni quel telefono di Azzurra Noemi Barbuto (PIEMME Edizioni), in cui l’autrice ridà ai telefonini la loro dignità di strumenti, rimettendoli al loro posto. Siamo noi i loro padroni, e non il contrario!

In conclusione: cellulare si o cellulare no? Naturalmente si, mai tirarsi indietro di fronte a novità importanti, ma un po’ di buon senso sull’utilizzo del nostro amico tascabile è sempre valido.

 

 

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