Sociale
Boris Pahor: Quello che ho da dirvi
Dialogo tra generazioni lontane un secolo
di Valentina Tonolo
L’incontro tra sei ragazzi di diciotto anni e Boris Pahor avviene nella biblioteca che lo scrittore ha regalato a Prosecco, Prosek, in sloveno, in provincia di Trieste. L’arricchimento che ne deriva è stato raccolto in questo libro, nelle ultime pagine del quale, in una lettera rivolta “agli uomini e alle donne del futuro” Pahor scrive: […] Basterebbe che a ogni incontro ci fosse un ragazzo, uno di voi, che decidesse di andare spesso in biblioteca, di tenersi aggiornato, di prepararsi. Perché è importante avere i riferimenti giusti, possedere tutte le informazioni su un fatto aiuta a comprendere la verità di tale fatto, non quella che ci viene raccontata. Perché spesso la storia viene omessa o stravolta per interesse di un governo, di un partito o del capitale. L’informazione aiuta a formarsi una personalità, a non lasciarsi infinocchiare dalle grandi parole. Rende l’uomo consapevole e libero di scegliere e di agire”.
Pahor nasce nel 1913 e assiste alle atrocità di due guerre. È sloveno e patisce l’imposizione della lingua italiana da parte delle istituzioni, assiste addirittura allo storpiamento del suo cognome. Sottolinea l’importanza della propria coscienza culturale, perché rimanere aderenti, approfondire ciò che culturalmente è caro è importante per non farsi coinvolgere da correnti dominanti che disperdono il sapere. Racconta la sua vita stimolato dalle domande degli studenti, parla di se stesso, ma sempre in riferimento al contesto sociale, alle idee circolanti, alle tendenze mortali che ha attraversato. È stato in seminario e in Libia. È stato prigioniero nei campi di concentramento, e davanti ai ragazzi si apre generosamente in un atto di sensibilizzazione e trasmissione. Affronta temi quali il nazionalismo, la religione, parla di storia, di nazismo, fascismo, di Resistenza, ma non come semplice cronista di avvenimenti, ma come uomo che ha vissuto e porta avanti le sue battaglie in prima persona, contro ogni attacco alla dignità umana. Condivide la fatica di ritornare a riagganciarsi alla vita dopo la prigionia e porta testimonianze che ognuno dovrebbe tenere a mente se vuole che questo mondo cambi e diventi migliore.
Boris Pahor
Nuovadimensione edizioni, 2015
Pagg 110, euro 12,50
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