Saggi
Autocitazioni estrapolate di una compositrice di estemporanee note
Più volte, infilato nei saggi e nelle sue narrazioni più recenti, ricorre il riferimento ad un titolo assai singolare: “Wiener Schriften”, ovvero i manoscritti viennesi di Graziella Tonfoni (2013-2014).
Sono paginette complete, tuttora inedite, concepite e composte in lingua italiana, dall’autrice in tempo reale, con una tenuta stilistica priva di interruzioni. Uniche soste, quelle fra i quadernetti in sequenza, che corrispondono ai vari soggiorni e periodi della sua “scrittura a matita”, destinata ad “amanuensi digitali”, cioè per ricopiatori letterali, che li rendano prima file unico, formattato, compatto, poi libretto stampato.
Sono improvvisazioni di scrittura, di “una autrice ridondante”, prove tecniche di sincronia di ragionamento costante e coerente sulle proprie prose. Graziella Tonfoni pratica uno stile semplice, denso di riferimenti stilistici colti, espressi in una retorica raffinata, semantica intensa, che si riversa in una poetica lineare, intessuta di rimandi precisi alla cultura scientifica. In queste composizioni, che riflettono l’ armoniosa, elegante, musicale atmosfera viennese, la vera protagonista diventa la sua passione per la scrittura giornaliera, che si manifesta, nella dinamica complessa, nel progressivo svolgersi in frasi semplici, aggregandosi in paragrafi immaginifici.
Questi brevi inediti riecheggiano, con espliciti rimandi, temi presenti anche nei suoi due “romanzi di ricerca”, rispettivamente Una autrice equilibrata e Una autrice autoreferenziale, di cui si auspica la compattazione e fusione in unico titolo e complessivo volume. L’autrice ricorre a una prassi retorica essenziale, concisa, certamente influenzata dall’assidua lettura di prosa nordica contemporanea, in particolare della narrativa scandinava in traduzione, condotta intensamente proprio nel secondo decennio del terzo millennio.
Filologa sensibile, critica attenta, che produce severe recensioni alle sue poetiche prose, ha inteso accertarsi, ancora una volta, che la trasmissione dei concetti, scientificamente elaborati con precisione estrema, che intende accuratamente divulgare, non sia compromessa dal costante rumore di sottofondo della società globalizzata. Indica, con preoccupata solerzia, gli invisibili rischi dell’approssimazione affrettata, che trasporta qua e là brandelli di possibili equivoci interpretativi, nel transito disturbato fra lingue distinte, fra culture assai diverse, provocando troppo spesso abissali incomprensioni.
Si può concludere che questa “autrice equilibrata e autoreferenziale”come rappresentata da se stessa “prosatrice a Vienna”, si è fatta anche ricercatrice della propria vita scientifica, compilatrice di una sintesi documentata delle sue opere, studiosa e storica, che rappresenta il senso complessivo, delle sue attuali scelte poetiche, attraversando “ricordi bibliografici che la osservano”. Perché sono proprio le sue pagine del secondo decennio del terzo millennio, sia quelle pubblicate che quelle tuttora inedite, che potrebbero, in virtuale trilogia, costituire la sua autentica, completa biografia.
Il suo sguardo, decisamente ispirato al racconto della sopravvivenza quotidiana fra intemperie, tempeste, ghiacci, mai rinuncia alla leggerezza sorridente, nell’ammiccare fra le righe, di tratte di garbata, mai impertinente autocitazione.
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