Artemisia, Lucrezia e le altre: presenze evanescenti in castelli e dintorni

di Serena Bedini

Metti un pomeriggio settembrino e due scrittori amici che si incontrano: quattro chiacchiere, una risata e, mentre un raggio di sole si insinua nella stanza illuminando la danza segreta di mille pulviscoli di polvere, uno racconta all’altro di conoscere un’illustratrice che ha raccolto con meticolosità storie di fantasmi donne, sparse in tutta la penisola, tra castelli e giardini. E così, Claudio Marrucci si incuriosisce e chiede all’amico, Giulio Laurenti, di metterlo in contatto con l’autrice di questa curiosa ricerca, Carmela Parissi. Nemmeno a dirlo, pochi giorni dopo Claudio si ritrova tra le mani un enorme faldone che annovera le storie di oltre un migliaio di anime inquiete, un tempo donne coraggiose, bellissime o forse solo normali, che hanno in comune una morte violenta e che infestano adesso fortezze e manieri riempiendo il vuoto del silenzio con i loro lamenti. Quello che nasce da questa storia è una selezione ardita, ma necessaria, delle vicende di tante donne, pubblicata da Fefè Editore di Roma e dal titolo Fantasme (2021). Gli autori sono ovviamente Claudio Marrucci e Carmela Parissi, quest’ultima anche nelle vesti di illustratrice del volume. Inutile dire che quest’opera ha un pregio particolare per la sua originalità: spettri sì, ma solo donne. Una ricerca preziosa che attraversa la penisola e solca i secoli raccontando vicende, spesso dimenticate nel succedersi dei giorni, altre volte ricordate sia per la prestigiosità del nome della protagonista, come nel caso di Lucrezia Borgia o Artemisia Gentileschi, sia per l’importanza che quella figura femminile ha avuto per il luogo in cui è vissuta. Non ci sono molte parole per descrivere un volume di questo tipo se non “affascinante” per la materia trattata, “avvincente” per quanto vi è narrato, “curioso” per la copiosità delle informazioni che vi si rintracciano, tra cui anche come mettersi in contatto con queste anime tormentate e forse – chissà – ascoltarne ancora una volta le dolorose vicissitudini.