Filosofia
Apollo, Pan, Dioniso
di Francesco Roat
Friedrich Georg Jünger (1898-1977) ‒ autore assai meno noto del ben più celebre fratello Ernst ‒ fu poeta, narratore e saggista. Dopo la giovanile adesione agli ideali nazionalistici tedeschi, si oppose però successivamente/radicalmente al regime hitleriano, pur testimoniando una dissidenza soprattutto a livello intellettuale, che potremmo anche indicare come aristocratica, effettuata tramite una emigrazione tutta interiore e rivolta a denunciare i falsi miti nazisti e la hybris (tracotanza) delle illusioni superomistiche nonché tecnocratiche di quanti si credevano destinati a signoreggiare sul mondo.
Come prima di lui aveva fatto Nietzsche, Jünger si rivolge così allo studio della mitologia greca, al fine di indagare quelle che junghianamente saranno poi chiamate le strutture archetipiche e basilari dell’umano, dedicandosi, nel cuore del secondo conflitto mondiale (1943), ad un notevole studio su Apollo, Pan e Dioniso, destinato ad esercitare una significativa influenza sul fratello Ernst. Anticipando gli esiti delle ricerche di Hillman, Jünger ci indica come l’uomo tardo moderno sia soggetto mitopatico, il quale appunto ‒ nonostante l’abito razionale in cui s’avvolge ‒ patisce/subisce ancora le narrazioni investite di sacralità, ripercorrendo volente o nolente quanto gli dei hanno rappresentato.
Ovviamente, per l’autore, mythos non è mero discorso fantastico o narrazione ingenua di un’umanità primitiva non ancora in grado di esercitare il logos: la parola della ragione. È piuttosto quest’ultima ad apparire supponente ed arrogante: nella sua pretesa di tutto spiegare, controllare e dominare. E se resta pur vero che ‒ come ebbe a dichiarare Nietzsche ‒ Gott ist tot (Dio è morto) ossia ogni pretesa dogmatica di verità ultima, ogni certezza metafisica, ogni assolutezza ultramondana è ormai definitivamente venuta meno, gli dei ‒ ovvero i racconti tradizionali all’insegna della religiosità/spiritualità antica ‒ possono ancora insegnarci molto, se solo siamo in grado di accoglierli con mente e cuore aperti.
Interessante è la scelta di presentare da parte dell’autore una triade di figure numinose (Apollo, Pan e Dioniso) che in un certo qual senso rappresentano ‒ molto prima della concezione cristiana della trinità ‒ le principali forme espressive del sacro presso i greci, le quali pur differenziandosi costituiscono una fondamentale unità. A tale proposito, osserva profetico Jünger: “La distinzione oggi abitualmente tracciata tra l’apollineo e il dionisiaco genera facilmente un’idea sbagliata; assieme a essa sorge una concezione dualistica ignota al mito. Dà vita all’idea di un conflitto, che non esiste affatto”. Così come non esiste conflitto tra questi due dei ed il terzo: Pan, emblema della vitalità inerente a tutta quanta la physis (natura). Pan, che ‒ secondo l’autore ‒ “è il dio della possente fecondità della terra che si trova all’origine”.
I tre dei fanno dunque riferimento l’un l’altro e sta all’uomo cogliere i vari ambiti indicati da essi. Non c’è modo di assumerli separatamente, benché ognuno dei tre appaia caratterizzato da una sua singolare peculiarità. Ad esempio Apollo è simbolo della legge (nomos), dell’armonia e “della suprema visione intellettuale”; tuttavia tale suo equilibrio cosmico non può venir disgiunto dallo “spirito della natura”; quindi egli abbisogna ed è discepolo di Pan. Pure Dioniso non si dà senza Pan, nel cui regno cresce la vite selvatica che, una volta addomesticata, concederà agli umani il vino e l’ebbrezza, cari a Dioniso: un Dio che si prende cura (ein Pfleger).
Da sempre noi, prometeicamente, aspiriamo a soggiogare il mondo e a dargli un ordine, cercando di eliminare il caos. Ma, dice bene Jünger, memore anche dei testi religiosi tradizionali d’Oriente (Veda, Canone buddhista): “Dubbio è ogni ordine della vita umana. Ciò che è stato creato merita anche di tramontare e di cadere preda della distruzione”. Così: “Quei confini e quelle proporzioni che sono resi sacri dalla spiritualità di Apollo sono sempre eliminati da Dioniso, suo fratello e avversario; ed è certo che hanno bisogno di essere annullati per non divenire involucri cavi e vuoti come quelle crisalidi da cui si è involata la farfalla della vita”. Che poi altro non è se non quella sacra natura selvaggia, per dirla con Hölderlin, che equivale al regno di Pan.
Friedrich Georg Jünger, Apollo, Pan, Dioniso, Le Lettere, 2023, pp. 283, euro 18,00
Notice: Undefined variable: user_ID in /home/kimjcgib/public_html/wp-content/themes/zox-news-childfemms/comments.php on line 49
You must be logged in to post a comment Login