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Lo Zibaldone

Anna, attraversata dalla vita

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di Loredana Simonetti

Qual è il virus “la Rossa” che si porta via tutto quanto è vivente, che fa marcire le persone rendendoli consapevoli della loro fine prossima? Quale istinto primordiale fa sopravvivere Anna? E questo virus, che cosa rappresenta? La guerra? Gli estremismi religiosi? Le discriminazioni razziali? Solo gli adulti muoiono, in questa Sicilia devastata dal virus e i bambini, non ancora adolescenti, hanno un’ultima opportunità di salvezza: fuggire nel Continente.

Anna, la protagonista dell’ultimo libro di Niccolò Ammaniti (Einaudi, Settembre 2015, pp. 280, € 19,00) per salvare il fratellino Astor, intraprende il suo viaggio alla ricerca della salvezza, aggrappandosi al diario scrittole dalla mamma quando sapeva che stava per morire. Crescere, da sola e con coraggio, perché doveva proteggere il fratellino Astor: questo è il messaggio che arriva diretto dal libro.

Non è l’Ammaniti che preferisco: dettagli eccessivi e poco realistici, in molti tratti ricorda “Che la festa cominci”, con descrizioni che rasentano la fantascienza. Mi sembra in questo libro, di assistere al passo di un gambero: due passi in avanti nella storia, con il temperamento convincente di Anna e uno indietro con le assurde descrizioni degli scenari attraversati.

La mamma al termine della malattia era morta e il suo cadavere dopo cento giorni era leggero e poteva essere sepolto. […] Legò la corda intorno alla caviglia della madre e diede uno strattone. Il cadavere, incollato alle lenzuola, oppose un po’ di resistenza, poi cadde sul pavimento. Lo trascinò senza più voltarsi per il corridoio e giù per le scale e da lì attraverso il salotto. La carcassa sbatteva a destra e sinistra, e all’ultimo s’incastrò nello stipite dell’ingresso…”.

Siamo in parte abituati ai paradossi di Ammaniti, però il contrasto con la storia di fratellanza tra Anna e Astor è troppo forte e gli eccessi disturbano la lettura. Naturalmente è una

mia personale opinione e non intaccherà le vendite dell’atteso nuovo libro di Niccolò Ammaniti, anche io l’ho acquistato…, però non mi ha convinta e mi ha fatto tornare la nostalgia di quel libro del 2001, “Io non ho paura”, cuore della sua narrativa in un meraviglioso paesaggio del sud Italia, dove la forza dell’amicizia tra due bambini supera con orgoglio la viltà degli adulti.

Forse l’ha scritto proprio per farci assaporare questo intenso momento di nostalgia?

 

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