Natura
Alpinismo al femminile: 5 storie affascinanti
di Sofia Alisti
Dall’ aver consultato il libro “Alpinismo e Storia d’Italia”, edito dal Mulino, e’ nata l’idea di scrivere 5 profili di donne straordinarie che da tempo salgono in vetta, straordinari esempi per le future generazioni di alpiniste e non solo. Nives Meroi con il marito Romano Benet, scalano le cime più alte del mondo in coppia. Hanno raggiunto la vetta di tutti i 14 ottomila senza uso di ossigeno supplementare ne’ portatori di alta quota. “Il nostro mondo poggia sulle spalle dell’altro”: una verita’ per chi sala in alta quota. “Una cima raggiunta – afferma Meroi nel dialogo con Erri De Luca, scrittore napoletano e alpinista per passione, nel libro “Sulla traccia di Nives” edito da Feltrinelli – non e’ sufficiente, bisogna discendere con la stanchezza al culmine, lo svuotamento che ti da’ arrivare sulla cima. Scendere e’ disfare la salita, “scucire tutti i punti” dove hai messo i passi. Segui quelle linee precipitosamente per toglierti da li’. Contare sul compagno e’ fondamentale e Romano per Nives rappresenta la sua “scala”, un uomo che conosce la neve e “la sfoglia come un libro”, sa dove vada cercata e dove vada aggirata. Raccontare è un lusso, un privilegio di chi è potuto scendere, facendo fino in fondo il viaggio e arrivando al punto di partenza. La particolarità della coppia Meroi-Benet e’ che non sono in competizione con gli altri alpinisti, non fanno gare di nessun tipo. La loro regola e’ affidarsi alla montagna, andando “disarmati”. Il possesso di strumenti puo’ creare l’illusione di controllare la situazione, ma non e’ cosi’. “Sia in montagna che in mare – affermano Meroi e De Luca – resti “uno sputo nell’oceano” e puoi solo affidarti alla loro immensita’. Ancora oggi sembra un evento eccezionale una donna alpinista che riesca a portare pesi fin lassu’. L’altezza e’ sempre stata una prerogativa maschile, l’ultimo gradino rimasto per l’esclusivita’. Si va in cerca della bellezza del mondo. I valori e i sentimenti di pianura sono rovesciati: l’amicizia si rafforza, si fa più intensa, l’inimicizia si inasprisce fino a diventare rivalità. La generosita’ diventa stupefacente, l’egoismo meschinita’. La dedizione degli Sherpa, alpinisti eccellenti non facchini specializzati, i loro gesti di aiuto e di solidarieta’ tra loro e verso gli alpinisti, hanno lasciato storie magnifiche. Simile a Nives, e’ Tamara Lunger, alpinista di grandi doti, altoatesina, cresciuta a contatto con la natura, abituata sin da piccola a mettersi alla prova in vari sport. L’approccio e’ leggermente diverso rispetto alla Meroi: coltiva la passione per l’alpinismo come un modo per trovare se stessa, per migliorarsi, nella ricerca costante dell’armonia con il cosmo. Salire in montagna e’ avvicinarsi alla spiritualita’ piu’ alta, dona felicita’. E’ la donna più giovane ad aver raggiunto la vetta del Lhotse usando ossigeno supplementare. Ha scalato il K2, ha quasi raggiunto la sommita’ del Nanga Parbat nella cordata con Simone Moro e il basco Alex Txikon. Dovette fermarsi poco prima per malessere. Nel 2020 salvo’ proprio l’amico Simone Moro, finito in un crepaccio nel tentativo di scalare in inverno il Gasherbrum I. In Francia
Elisabeth Revor, scalatrice in stile alpino, per due anni nella Federation francaise des Club alpins et de montagne, ha aperto 5 vie in Bolivia nel Massiccio dell’ Illampu. Ha concatenato il Gasherbrum I e II in 52 ore e 30 minuti senza rientrare al campo base. Ha aperto una via nuova sulla parete est dell’Annapurna. Nel 2018 nella discesa in stile alpino dal Nanga Parbat (nota come montagna assassina), dopo aver aperto una nuova via, e’ morto il compagno di cordata il polacco Tomek Mackiewicz, mentre Elisabeth Revor e’ stata salvata da due alpinisti giunti al campo base del K2 in elicottero, saliti per il salvataggio. Affascinante la storia del gruppo alpinistico boliviano tutto femminile “Cholitas Escaladoras”. Hanno guadagnato da alcuni anni il massimo rispetto della comunità internazionale alpinistica. La caratteristica peculiare e’ scalare con l’abbigliamento tradizionale di La Paz, in particolare la gonna (falda o pollera). L’obiettivo e’ promuovere la loro identita’ e il loro Paese. Ovviamente indossano anche indumenti termici e hanno tutta l’attrezzatura necessaria. Il gruppo è nato lavorando nei campi base come cuoche o facchine. E’ li’ che hanno coltivato il sogno di raggiungere le vette. La prima cima di 6.088 metri per Las Cholitas è stata quella del Huayna Potosi’. Il successo le ha incoraggiate a proseguire e a scalare il Monte Acotango (6052 m), il Pomarapi (6000 m.) l’Illimani (6462 m.), il Sajama (6542) la montagna piu’ alta della Bolivia. “Raggiungere la vetta, abbracciarci, provare un’emozione straripante di felicita’ – affermano in un’intervista – fa si’ che noi ringraziamo il dono che ci elargisce Pachamama e gli Achachilas in cui crediamo molto.” Oggi in 15 si stanno preparando a scalare l’Everest. Un bellissimo film, nel trentennale dell’impresa, ha permesso quest’anno di conoscere meglio l’alpinista Pasang Lhamu, la prima donna nepalese a raggiungere la vetta dell’Everest (8848 m) il 22 aprile del 1993. Mentre gli uomini Sherpa scalavano montagne altissime da piu’ di mezzo secolo, le donne dovevano rimanere a casa, crescere i figli e svolgere attivita’ domestiche. Pur essendo nata in poverta’, senza saper ne’ leggere ne’ scrivere, Pasang non abbandono’ il suo sogno e con grande coraggio, passione e determinazione combatte’ il sessismo, il razzismo e anche il suo governo per avere il diritto a scalare il “tetto del mondo”. Pasang Lhamu morì durante la discesa, dopo aver tentato 3 volte la cima dell’Everest prima di riuscirci. E’ stata decorata, prima donna, con il “Nepal Tara” dal re. Per commemorare la sua impresa fu eretta una statua a grandezza naturale a Chuchepati. Il governo nepalese le dedico’ inoltre un francobollo celebrativo e ribattezzo’ lo Jasamba Himal (7315 m) la vetta di Pasang Lahmu. A Dhulabari e’ visitabile il Memorial Hall.
Bibliografia di riferimento:
Sulle Cholitas boliviane: articolo del 22 febbraio 2024 https://mountainsgenius.org
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