Connect with us

Junior

Alice nel paese dei libri meravigliosi

Published

on

Alice nel paese dei libri meravigliosi

di Anna Garbagna

Alice Basso è proprio così, come la si legge: simpatica, intelligente, arguta. Non è sempre facile trovare autori che riescano a mantenere la semplicità avendo raggiunto il successo grazie alla passione per il proprio lavoro.

 

Come è nata la passione di scrivere e, ancora prima, di leggere? Com’era Alice da bambina e che cosa leggeva?

Sono stata una di quei bambini che non appena hanno scoperto che a mettere in fila un certo numero – e in un certo modo –  i “pensierini” veniva fuori una storia, non hanno più smesso. Il mio primo romanzo l’ho finito a dieci anni, era un fantasy e contava ben dieci capitoli scritti a penna su un quadernone grosso. Leggevo tanto e mi piaceva molto imparare a memoria le cose. Le avventure della mia omonima, “Alice nel Paese delle meraviglie” e, soprattutto, “Attraverso lo specchio”, erano fra i miei cult e ancora oggi saprei recitare le filastrocche e le poesie del secondo. Alle medie ho scoperto ‘roba più tosta’, ma per i momenti ludici trovavo impagabile la collana Gaia Junior della Mondadori. E amavo da pazzi Cirano di Bergerac.

 

Vani, protagonista dei tuoi libri di cui l’ultimo –  appena uscita per i tipi di Garzanti – è ‘Scrivere è un mestiere pericoloso’, è una ghostwriter, ovvero scrive libri per conto e per nome di altri. Tu, a chi avresti voluto dare la voce, anzi,’prestare la penna’ tra i personaggi del presente o del passato?

Mi sarebbe piaciuto fare la ghostwriter di Amy March e farle raccontare la sua versione dei fatti, la sua visione di “Piccole donne”. Tutti, anzi tutte, si immedesimano sempre in Jo, ma Amy, gente, Amy ha un sacco di potenziale misconosciuto. Frivola, permalosa, un peperino. Sono certa che il suo racconto di quegli anni e di quella famiglia risulterebbe molto poco buonista, pungente e divertente. Una specie di “Rossella O’Hara racconta l’epopea dei March”. Non sarebbe interessantissimo?

Che cosa suggeriresti ad un ragazzo che ha – come sogno nel cassetto – quello di scrivere un libro? Scrivere è davvero ‘un mestiere pericoloso’ (soprattutto se non lo si sa fare)?

Scrivere è pericoloso perché metti talmente tanto di te in quello che scrivi che se non viene recepito bene ti senti esposto e vulnerabile. Bisogna essere preparati alle critiche e pronti a migliorarsi. Sul fronte prettamente pratico, più che disquisire di come scrivere bene un libro farei un corso intensivo su come si scrive una buona lettera di presentazione, quella fatidica paginetta in cui spieghi all’editore chi sei, cos’hai scritto e perché dovrebbero scegliere di pubblicare proprio te. Non sembra, ma quella sì che è una pagina difficilissima da scrivere, e a volte fa davvero la differenza.

Se dovessi scrivere un libro per ragazzi…?

Un pochino ci ho provato! Non un libro, ma un racconto all’interno della raccolta “La prima volta che” (Ed. Il Castoro). La mia “prima volta” si intitolava “La prima volta che ho lasciato una ragazza” (con una piccola strizzata d’occhio ai miei lettori abituali, gli over-18). Scrivere per ragazzi non è un gioco da ragazzi: un bravo scrittore per ragazzi, mediamente, è più bravo di un bravo scrittore per adulti, perché per catturare e trattenere l’attenzione di un tredicenne maschio che avrebbe mille cose da fare di meglio che starsene in casa a leggere devi essere proprio un asso! E non a caso il mio libro preferito di sempre, anche oggi che ho il triplo dell’età a cui si suppone che lo si legga, è un libro per ragazzi, ossia “La principessa sposa” di William Goldman.

 

 

Continue Reading
Click to comment

Notice: Undefined variable: user_ID in /home/kimjcgib/public_html/wp-content/themes/zox-news-childfemms/comments.php on line 49

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

Copyright © 2020 Leggere:tutti