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Lo Zibaldone

Alessandro Bruni “We are grunge”

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Alessandro Bruni (Bologna, 1972) è autore dei romanzi “Ulisse aveva una figlia” (Persiani Editore, 2015), “Killing Rock Revolution” (Persiani Editore, 2017), “La prossima estate. Un requiem per il noir” (Persiani Editore, 2019) – che compongono la trilogia della commedia itinerante, della spy story complottista e dell’equivoco secondo il registro della tragedia – e “We Were Grunge” (Persiani Editore, 2020).

 

a cura di Antonella Quaglia

 

«Ci presenti il tuo nuovo libro We Were Grunge?».

We Were Grunge è una sfida narrativa, la storia di una fuga esistenziale e di un cammino faticoso, il tutto al cospetto di uno spettro che è l’epopea della musica e della cultura grunge, dei suoi protagonisti.

 

«La tua opera è un ibrido tra il saggio musicale e la fiction. La storia che racconti è di ispirazione autobiografica? Quali sono i motivi che ti hanno spinto a scriverla?».

Esatto. Volevo incunearmi proprio tra i due generi e mescolare un registro di pensieri argomentati sulla vicenda grunge e un registro di narrazione biografica di un protagonista innominato che è certamente un mio alter ego. Parte del racconto ha anche risvolti autobiografici, ma non credo sia importante sapere quali. La spinta a scrivere la storia è arrivata dopo la morte di Chris Cornell nella primavera del 2017. L’ho meditata per un anno circa per evitare che prevalesse solo un certo aspetto emotivo e nella primavera 2018 ho iniziato a scrivere terminando dopo un altro anno. Diciamo che il suicidio di Cornell ha riportato a galla tante cose, vecchi fantasmi generazionali e la consapevolezza che lungo il percorso dell’esistenza non c’è mai un’età in cui ci si può definire in salvo.

 

 

«Il termine “grunge” deriva dall’aggettivo grungy (che in gergo significa sporco, trasandato). Per chi non ha ben chiaro cosa sia stato il grunge per il mondo della musica, vuoi darci la tua definizione di appassionato del genere?».

Avevo all’epoca – nel 1991- poco meno di vent’anni. Musicalmente non potevo nemmeno definirmi di “primo pelo” per via di un certo bagaglio di ascolti musicali legato ai tre decenni precedenti, il grunge tuttavia rovesciò un po’ tutto. Adesso è facile dire che ci furono molti aspetti contraddittori, legati anche al business, ma in quel momento si trattò di un terremoto musicale e culturale. La rabbia giovane aveva trovato una nuova colonna sonora. Per il rock in senso generale è stata l’ultima vera rivoluzione.

 

«In We Were Grunge intrattieni un emozionante dialogo epistolare con Eddie Vedder, il frontman dei Pearl Jam. Cosa ha significato e significa per te la loro musica? Perché hai scelto proprio Eddie come tuo interlocutore immaginario?».

Sin dalle prime righe sono molto esplicito. Eddie Vedder è l’unico sopravvissuto fra i quattro frontman delle principali band di Seattle ed era inevitabile che il primo interlocutore fosse lui, ma nel corso della storia compariranno anche gli altri. Amo molto la musica dei Pearl Jam eppure confesso che la mia preferenza assoluta va a un altro gruppo fra le quattro grandi band.

 

«Nel tuo libro racconti l’avventura nella musica di Kurt Cobain dei Nirvana, di Layne Staley degli Alice in Chains e di Chris Cornell dei Soundgarden, oltre che naturalmente di Eddie Vedder. Se dovessi descrivere ognuno di loro con un aggettivo, quale sceglieresti?».

Cobain, geniale; Staley, unico; Cornell, enigmatico; Vedder, sanguigno.

 

«L’intreccio spesso problematico tra arte e successo, e la sottile linea che divide la coerenza (punto cardine della poetica grunge) dal compromesso sono temi trattati con attenzione nella tua opera. Pensi che queste questioni, forse sofferte ancora più violentemente da Chris Cornell rispetto agli altri, abbiano contribuito all’annientamento della maggior parte delle band grunge?».

La forza e la coerenza di quella poetica si sono conquistate l’immortalità, questo comportava un prezzo da pagare. È un dilemma che accompagna l’uomo da secoli. Cobain non ha avuto dubbi. Per gli altri è stato più complicato. Vedder, fatti gli scongiuri del caso, è ancora sul palco. La vita è anche altro.

 

«Di cosa tratta la tua precedente opera Killing Rock Revolution?».

C’è in comune solo l’argomento musicale. In Killing Rock Revolution circostanze legate alla storia del rock tra il 1969 e il 1971 vengono raccontate secondo una diversa versione in cui trova sfogo la fiction e il romanzo complottista, il tutto, come recita la quarta di copertina, sullo sfondo di una swinging London al tramonto, del grande concerto all’isola di Wight del ’70 e infine della Parigi esistenzialista del dopoguerra.

 

 

Titolo: We Were Grunge

Autore: Alessandro Bruni

Genere: Narrativa contemporanea

Casa Editrice: Persiani Editore

Collana: Narrativa

Pagine: 120

Prezzo: 14,90 €

Codice ISBN: 978-88-858-04-746

 

 

Contatti

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