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Editoriale. Ah, la bella Italia!
di Giuseppe Marchetti Tricamo
Può capitare di trovarvi all’aeroporto Kennedy di New York e che l’addetto al controllo dei passaporti – mentre vi rivolge le domande di routine, scansiona le impronte digitali, scatta la foto e scruta il vostro passaporto – esclami “ah, la bella Italia” e aggiunga che lui ha un amico italiano al quale chiede spesso di parlargli dell’Italia.
Può poi succedere che andando a fare acquisti in un negozio di Manhattan il cassiere, percependo che certamente non siete newyorkese, vi chieda da dove arriviate. Dall’Italia, naturalmente, lo avrà già capito. Vorrà sapere da quale luogo della penisola. Quando gli pronuncerete il nome della vostra città gli si illuminerà lo sguardo. Se arrivate da Roma, quasi certamente vi dirà: “Roma, la città dei Cesari e dei bellissimi monumenti. Roma ha una storia di millenni. New York non ha ancora 500 anni. E poi… i Fori imperiali, il Colosseo, i Gladiatori…”. Ma avrà parole di compiacimento anche se gli risponderete Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Siracusa o altro luogo.
Può anche capitare che in giro per Madrid un taxista vi faccia una rapida ripetizione di storia dell’Antica Roma.
Ma se leggessero i giornali italiani, quell’addetto ai passaporti, quel cassiere di New York e il tassista di Madrid resterebbero fortemente delusi nell’apprendere che il Colosseo è una rotatoria per il traffico, che il Mausoleo del “Gladiatore”, portato alla luce nel 2008, sarà nuovamente interrato per essere protetto in quanto la sovraintendenza ai Beni archeologici non ha i fondi per valorizzarlo. E, conseguentemente, verrà chiuso in un cassetto il progetto del “Parco archeologico dell’antica via Flaminia”.
È notizia recente che nella laguna di Venezia si vorrebbe costruire il più alto grattacielo d‘Italia, il Palais Lumière due volte e mezzo il campanile di San Marco e pertanto visibile da ogni punto della città. Sarebbe un cadeaux, non completamente disinteressato, di Pierre Cardin alla sua terra d’origine. Un altro colpo bene assestato al fragile equilibrio di un sito architettonico unico al mondo! Ma chi permette tutto questo? Chi consente che altri grattacieli, quelli galleggianti delle navi da crociera, entrino nel bacino di San Marco e oscurino con le loro sagome il campanile di San Giorgio?
Non è invece una novità che Pompei si sgretola giorno dopo giorno: è infatti un argomento presente da tempo sui quotidiani.
Mentre è recente la notizia che a Firenze piove sui libri della Biblioteca nazionale centrale. Le difficoltà delle biblioteche sono generali e riguardano un po’ tutte, che si chiamino Alessandrina di Roma, Braidense di Milano, Reale di Torino, Marciana di Venezia, Centrale siciliana di Palermo o più modestamente Fiumi di Orvieto o Comunale di Pescara. Nel settore però c’è un certo fermento, una voglia di riscatto, si è destato l’orgoglio bibliotecario degli addetti, che è indirizzato a integrare la tradizionale funzione di “luoghi della memoria scritta” con quella innovativa di “piazze del sapere” (Antonella Gnoli, Le piazze del sapere, Editori Laterza) per farne punti di condivisione del tempo da dedicare al libro, alla conoscenza, alla creatività e agli eventi letterari.
Sì, il cassiere di Manhattan e l’addetto ai passaporti dell’aeroporto di New York non leggono i giornali italiani. Anche se, afferma Riccardo Muti intervistato da Federico Rampini (la Repubblica, 14 dicembre 2012), “gli americani amano l’Italia, nonostante”.
Certamente non aspettiamo che ce lo dicano all’estero per capire quanto il patrimonio archeologico, artistico, letterario, musicale, ambientale, insomma la cultura renda l’Italia diversa dagli altri Paesi. Il nostro è il Paese dell’eccellenza artistica e culturale. L’Italia è il Paese della sontuosità dell’Antica Roma, dell’armonia del Rinascimento, della spettacolarità del Barocco.
Ed è a questi beni culturali, al gusto del bello che nel mondo si deve continuare ad associare il nome dell’Italia. “Ecco la Bellezza come diritto e come nuova frontiera, non soltanto estetica, ma sociale, cioè di tutti e per tutti” (Vittorio Emiliani, Belpaese Malpaese, Bonomia University Press).
Al momento occupiamo il primo posto per le occasioni sprecate! Mentre siamo scivolati giù nella classifica del turismo mondiale, in quella dei musei più frequentati, delle università (precipitate nel caos), della ricerca (rischia anche il centro della Levi Montalcini), della scuola (si penalizza la pubblica e si elargiscono contributi alla privata). Soffrono i teatri e gli enti lirici, patisce il cinema, tribola l’editoria. Questo è il risultato dell’inadeguatezza della dirigenza politica.
La cultura non può essere l’ultima delle priorità ma deve costituire un settore strategico per la crescita del Paese. E per questo serve un progetto ambizioso di marketing che punti a produrre sviluppo, appeal internazionale, occupazione e che faccia diventare il patrimonio culturale una delle forze trainanti della nostra economia.
La prossima consultazione elettorale ci fornisce l’opportunità di consultare i programmi (adesso li chiamano “agenda”) di partiti e movimenti per verificare quanto essi tengano alla cultura. Facciamo pesare il nostro voto, ricordando ai politici che noi sosteniamo chi si impegna ad attuare l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
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