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Addio ad Umberto Eco, uno dei più grandi intellettuali del dopoguerra
Si è spento venerdì 19 febbraio, all’età di 84 anni, nella sua casa di Milano lo scrittore, saggista, semiologo e docente universitario Umberto Eco. Il suo ultimo libro, edito dalla Bompiani (casa editrice di cui è stato anche condirettore dal 1959 al 1975), è stato Numero Zero ma è grazie a Il nome della rosa cui si deve il suo grande successo vendendo oltre 50 milioni di copie e tradotto in oltre 40 lingue.
Eco era di origini piemontesi, nato ad Alessandria si laureò in filosofia presso l’Università di Torino con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino. Il suo più grande interesse restò la cultura medievale, un campo di indagine mai più abbandonato sempre presente nelle sue numerose opere come, appunto, Il nome della rosa, Il pendolo di Foucault, Baudolino e svariati saggi. Oltre a romanzi di successo internazionale infatti, nella sua lunga carriera Eco è stato autore di numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia. L’umorismo è l’arma che spesso ricorre nelle sue opere, le varie citazioni latine e gli innumerevoli collegamenti a opere di vario genere, conosciute quasi esclusivamente da filologi e bibliofili, rendono i suoi romanzi un turbinio di nozioni di carattere storico, filosofico, artistico e matematico.
Negli anni ’50 partecipa ad un concorso in RAI e lo vince, entra a far parte anche dei membri del Gruppo63 e diventa Direttore dell’Istituto di Comunicazione e Spettacolo del DAMS all’Università di Bologna, di cui fu uno dei fondatori. Nel corso della sua vita ha ricevuto 40 lauree honoris causa da università europee e americane, l’ultima risale nel giugno 2015 conferitagli dall’Università di Torino in occasione della quale lo scrittore rilasciò pesanti giudizi sui social web definendoli l’ “invasione degli imbecilli”.
Umberto Eco è stato uno dei più grandi intellettuali del dopoguerra. Anticonformista, ateo, antipolitico, aveva una libertà di pensiero e di sguardi unica al mondo. Ciò che caratterizzava la sua personalità e tutti i suoi lavori era una straordinaria curiosità. Curiosità che lo portò a studiare e analizzare con lo stesso rigore l’opera di San Tommaso e Mike Bongiorno, i manoscritti medievali e gli albi a fumetti.
È stato l’uomo che ha cambiato la cultura italiana, che l’ha modernizzata e che ha fatto della sua passione un best seller. Con Apocalittici e integrati, pubblicato nel 1964, ci ha fatto comprendere come il mondo dei fumetti appartenesse di diritto alla cultura; da sempre fan di Dylan Dog, sul numero 136 gli fu reso omaggio attraverso il personaggio di Humbert Coe affiancando l’indagatore dell’incubo in un’indagine sull’origine delle lingue del mondo. Fu inoltre amico del disegnatore Andrea Pazienza, oltre ad aver scritto le prefazioni dei libri di Hugo Pratt, Charles Monroe Schulz, Jules Feiffer e Raymond Peynet. Di grande importanza è stata la sua collaborazione con Repubblica e L’Espresso, con la rubrica La bustina di Minerva a cui spesso affidava opinioni politiche.
Il suo ultimo gesto di libertà è stato quello di fondare una nuova casa editrice assieme a Elisabetta Sgarbi, La Nave di Teseo, contro la fusione di Mondadori, Rizzoli, RCS soprannominata da Eco stesso Mondazzoli. E sarà proprio con La Nave di Teseo che il 27 febbraio uscirà il suo ultimo libro, Pape Satàn Aleppe, un saggio che raccoglie articoli ed editoriali della rubrica che curava su L’Espresso, riguardante temi sulla società liquida, ossia sullo sfaldamento delle ideologie, delle memorie, delle comunità in cui identificarsi, enfasi dell’apparire, insomma un titolo che caratterizza la confusione dei tempi che stiamo vivendo.
I funerali si svolgeranno martedì 23 febbraio con una cerimonia laica al Castello Sforzesco.
(Carla Iannacone)
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