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A10 anni dalla sua scomparsa, Giorgio De Rienzo ci insegna ancora come amare i classici
Vi è mai capitato di provare frustrazione per non riuscire a leggere quanto vorreste? E avete notato che alcuni libri scorrono più velocemente di altri mentre certe volte rallentiamo di proposito la velocità di lettura in base a quanto stiamo leggendo? Ovviamente non è solo una questione di volontà o di capacità, ma anche di inconscio. Se l’argomento è di un certo spessore pensiamo di dover dare maggiore attenzione e tempo a quanto stiamo leggendo, dimenticandoci che esiste il solo piacere di leggere.
Giorgio De Rienzo nel suo libro Guida alla lettura si impegna a mostrare al lettore come è possibile approcciarsi alla lettura dei classici senza il timore reverenziale che spesso aleggia intorno ai grandi autori del passato. È possibile amare i classici ed è possibile farlo con quella leggerezza con cui si amano e si leggono tutti i libri a prescindere dal genere. Nella sua guida ci mostra come farlo e allo stesso tempo ci fornisce dei semplici strumenti con cui smontare e rimontare il testo per un’analisi approfondita alla portata di tutti.
Giorgio De Rienzo a è stato professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Torino e giornalista per il Corriere della Sera, è scomparso dopo una lunga malattia il 23 luglio di dieci anni fa. Per ricordare l’anniversario sono appena usciti con goWare la seconda edizione di Guida alla lettura e il romanzo inedito Oltre, scritto a due mani insieme alla moglie Maria Consolata Corti, in arte Vittoria Haziel, scrittrice e grande studiosa di Leonardo Da Vinci.
Ecco un breve estratto da Guida alla lettura.
“La prima esigenza che il lettore vuole soddisfare, quando si accosta a un testo, è quella più naturale di seguirne lo svolgimento, cioè di farsi coinvolgere dalla sua trama.
Se io mi metto a leggere un romanzo di Ken Follet voglio innanzitutto godermi l’intreccio: sono catturato da ciò che accade nella narrazione e posso anche correre veloce fra le pagine, legittimamente, per andare a vedere come finisce il libro. Non c’è assolutamente nulla di male: qualsiasi libro vale anche per quello che racconta.
Questa regola elementare che si segue per istinto con i libri di intrattenimento, ci pare sconveniente o peggio irriverente (senza ragione) quando ci accingiamo a leggere un classico.
In realtà non bisogna mai aver fretta nella lettura, né bisogna pretendere immediatamente troppo dalla propria attenzione. Occorre andare per gradi, con molta calma.
È vero, mentre leggo velocemente, sia un libro di intrattenimento sia un classico, posso essere attratto da qualche descrizione singolare e provare piacere nel fermarmi, oppure, tutto al contrario, posso indispettirmi per una pausa narrativa che ritengo eccessivamente lunga e decidere perciò di eliminarla, cioè di saltarla nella mia lettura.
È un comportamento naturale che può essere adottato per qualsiasi testo. Non è vietato adottarlo quando si legge un classico. A meno che noi decidiamo di sottostare a una forma di stolto pregiudizio, da cui dobbiamo invece imparare a liberarci con leggerezza.
Saltiamo con questo comportamento un passaggio naturale nella lettura. Dimentichiamo una realtà ovvia, che è bene ribadire: un classico è comunque prima di tutto un libro e come tale va considerato da principio.”
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