Connect with us

Lo Zibaldone

Woody Allen c’est moi

Published

on

di Augusto Ficele

Ciascuno di noi potrebbe dire senza riserve: «Woody Allen c’est moi», con tutta probabilità stanchi di non saper definire noi stessi ci appelliamo alla sua figura reale e cinematografica – in realtà collimano -, pur di presentarci allo specchio e dichiararci buffi, come se questa costola del carattere fosse la nostra cifra stilistica e l’unica corazza impenetrabile con cui proteggerci. L’anteprima mondiale dell’autobiografia di Woody Allen è stata pubblicata con coraggio da La Nave di Teseo (con la traduzione di Alberto Pezzotta) visto che negli Stati Uniti il libro subì un dietrofront editoriale, sintomo di un sistema censorio e illiberale. Inizialmente rifiutato da Hachette, di recente la casa editrice Arcade Publishing ha accettato la sfida, pubblicando il volume di memorie del regista statunitense. L’autobiografia percorre Central Park, la Quinta Avenue, gli attici e i monolocali in cui ha vissuto, le sale di cinema in cui si è sentito protetto, le soglie di casa dei primi appuntamenti maldestri, mostra con spasso l’incompatibilità dell’autore con la natura («la rugiada sulle scarpe non mi entusiasma, ma di sera, quando tutto diventa buio e silenzioso, mi aspetto sempre di vedere una mano scheletrica uscire dal laghetto o due occhi rossi dietro il vetro della finestra»), la sua totale mancanza di senso pratico («A sedici anni mi concessi il lusso di una macchina da scri­vere nuova, una Olympia portatile. Ci ho battuto sopra tutto quello che ho scritto: sceneggiature, commedie, racconti, pezzi per il “New Yorker”. Ancora oggi, non ho imparato a cambiare il nastro. Ci pensa mia moglie ma, quando ero single, conoscevo un tipo che invitavo a cena ogni volta che dovevo cambiare il nastro») e la sua ossessione verso i giochi di prestigio, i gangster, i giocatori di baseball, i jazzisti e i grandi divi di Hollywood. E ancora si parla del suo sangue yiddish, della nascita dei suoi film, dell’affinità elettiva con Diane Keaton, dell’amore più verso la scrittura che per la regia, dell’apologia contro le accuse di molestie sessuali da parte di Mia Farrow, del rapporto difficile con i figli, del legame luminoso con Soon-Yi e del sogno esilarante di avere una farmacia sempre a portata di mano. Woody Allen ha fatto della sua vita una commedia senza tempi morti, corredata di tralicci ad alta tensione perché si potesse ridere dei propri guai senza fingere a se stessi il proprio dolore. Leggere Woody Allen, vi assicuro, stimola la produzione di endorfine e soprattutto permette al lettore di evitare svariate sedute psicoanalitiche e di risparmiare parecchi soldi in psicofarmarci. L’esistenza può anche essere una mannaia levigata col sangue, ma non bisogna mai smettere di trasformare il proprio disagio in una forma d’arte e di credere nella fortuna. Come in Match Point è indispensabile desiderare con forza l’esito di un pensiero, in modo che la pallina da tennis possa valicare la rete dalla parte giusta.

 

 

 

Woody Allen
A proposito di niente
pp. 400, € 22
La nave di Teseo, Milano, 2020

Continue Reading
Click to comment

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

Copyright © 2020 Leggere:tutti