Lo Zibaldone
A ognuno il suo Dalla
Oggi Lucio Dalla avrebbe compiuto 78 anni. Vogliamo ricordarlo con ‘”E ricomincia il canto” di Jacopo Tomatis, edito da Il Saggiatore, che sarà Libro del mese di Aprile della nostra rivista.
di Leonardo Dragoni
Chi, meglio di Lucio Dalla, può raccontare Lucio Dalla? Chi altro riuscirebbe nell’impresa di far comprendere l’ingegno multiforme e inafferrabile d’un uomo così poliedrico?
Jacopo Tomatis (scrittore, giornalista, docente, musicologo) ha provato a declinare 45 anni di carriera (dal 1966 al 2011) del piccolo grande genio musicale emiliano. Sono mille gli aggettivi che si attagliano al personaggio Dalla: eccentrico, egocentrico, camaleontico; anche poetico, iperbolico, narciso (al punto da tenere corsi universitari sulla comunicazione). La curatela di questo saggio è un’impresa monumentale, perché Lucio Dalla è un oceano, un pianeta a sé stante. Di più: è una galassia, un intero universo che si espande, anche oggi che fisicamente non c’è più. Dal punto di vista mediatico Dalla si è concesso a tutti, argomentando con eguale verve su Padre Pio e su Braccio di Ferro. «Ha dialogato», spiega Tomatis, «con Fellini e con J-Ax, con Giorgio Bocca e con Red Ronnie, ha scritto diari di viaggio per “Tv Sorrisi e Canzoni” e dotte note di regia per “L’opera del mendicante” di John Gay. Ha chiacchierato di tutto e con tutti, dal Guerin Sportivo all’Espresso, da Playmen all’Intrepido, dall’Avvenire all’Unità».
Dalla è un artista sempre pronto a ripensarsi, a reinventarsi, in continui saliscendi che lo vedono attraversare la canzone politica e quella da classifica, il nazionalpopolare e il progressive impegnato, l’iconografico giovanile, il malinconico lirico, il fricchettone. Sempre un passo avanti, senza vergogna a costo di sembrare una specie di dislessico in un mondo troppo ordinario per imbrigliare il suo estro. Vuol piacere a tutti, sia che indossi il berretto di lana, in canotta e pelo libero, sia il parrucchino biondo in camicia hawaiana e bermuda al Festivalbar. C’è un Dalla per l’intellettuale e uno per l’uomo della strada, uno per il più zelante critico musicale e un altro per la casalinga di Voghera.
Non sono forse queste le stigmate dell’icona pop? Nel suo caso un’icona autentica, sincera e genuina, perfino goffa.
In questo saggio c’è spazio per le tante declinazioni di Lucio Dalla, tutte diverse ma tutte autentiche: l’opera lirica, il jazz e la canzone d’autore, il cinema, il musical, la tv, il teatro. Sembrerà di vederlo, ferito e impaurito quando da bambino la vita gli porterà via il padre. Ci ritroveremo sotto i riflettori con lui quando imbraccerà il clarinetto (da ragazzino suonava in un’orchestra con Pupi Avati) e calcherà il palco insieme a mostri sacri come Charles Mingus, Bud Powell, Eric Dolphin. Ascolteremo le sue opinioni su Prince, Alanis Morissette, Chet Baker. Scopriremo che è un fan dei Nirvana, di Skunk Anansie, di Paul Simon. Ci ritroveremo sul set cinematografico de “I sovversivi”, dei fratelli Taviani, poi affianco a Servillo a interpretare nientemeno che Sancho Panza, nel film di Paladino. E poi il basket e il calcio, la barca, il sesso, l’amore. Tutto sempre in bilico tra serietà e leggerezza, profondità e divertimento.
Fino a quel giovedì primo di marzo del 2012, a Montreux, quando Lucio Dalla è diventato immortale.
«Ma sì, è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi tanto. Anzi si sentiva già felice e ricominciò il suo canto».
Jacopo Tomatis
E ricomincia il canto
Il saggiatore, 2021
pp.376, Euro 22,00

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