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A Napoli una mostra di libri tra Oriente e Occidente
In occasione del 41esimo convegno del MelcomInternational la Biblioteca Nazionale di Napoli ospita una mostra di 60 manoscritti orientali inediti.
A Napoli, a partire dal 19 giugno sino al 2 luglio, la Biblioteca Vittorio Emmanuele III ospiterà la mostra “Oriental manuscripts in Naples”, dedicata ad alcune opere letterarie orientali, mai esposte prima.
La mostra è stata organizzata e curata da Antonella Muratgia, bibliotecaria orientalista, in occasione del 41esimo convegno internazionale del MelcomInternational (Associazione europea dei bibliotecari del Medio Oriente), che quest’anno si è svolta nella città partenopea.
La conferenza è stata ospitata dall’Università “L’Orientale” nei giorni 18-20 giugno. In quest’occasione vi sono stati vari interventi, volti a sottolineare come si intenda procedere per avanzare nella modernizzazione del sistema bibliotecario del mondo arabo, attraverso la digitalizzazione e la catalogazione delle opere.
Il 18, in presenza dei partecipanti al convegno, vi è stata l’inaugurazione della mostra con una visita privata. In seguito si potrà ancora ammirare i manoscritti, in maniera completamente gratuita, all’interno delle Sale Pompeiane della storica Biblioteca per altri 10 giorni.
I manoscritti esposti sono circa 60. Essi provengono dalle collezioni non accessibili al pubblico della Biblioteca Vittorio Emanuele III e della Biblioteca Universitaria de “L’Orientale”.
Le opere sono disposte in tre sezioni pincipali: una dedicata alle opere religiose , una seconda ai codici e ai libri di grammatica e una terza a opere letterarie, scentifiche e giuridiche.
Tra i manoscritti religiosi vi sono differenti Corani, di cui uno risalente al XII secolo, ma anche raccolte di preghiere e commenti religiosi, non solo musulmane ma anche cristiane. Opere di monaci, scritti in arabo e turco, che, in secoli differenti, sono stati utilizzati dai vari missionari per evangelizzare le zone a maggioranza musulmana del Medio Oriente.
Invece, tra i manoscritti non di carattere religioso, si distinguono una grammatica della lingua siriaca, un dizionario di persiano, pahlevi e francese e un altro piccolo vocabolario contenente termini armeni e italiani. Inoltre è possibile ammirare anche una copia del codice di Solimano il Magnifico, imperatore ottomano del XVI secolo.
di Martina Pia Picariello
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