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Dalla beat alla bit generation

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Ieri, Beat era ribellione, battito, ritmo. Oggi, Bit è connessione, condivisione, partecipazione. Una ricerca e un libro di Savonardo mette a confronto ed evidenzia le differenze tra le due generazioni.   Lello Savonardo, giovane docente universitario, presso il Dipartimento di Scienze sociali dell’Università di Napoli Federico II dove insegna “Teorie e tecniche della comunicazione” e “Comunicazione e culture giovanili” con un suo recente libro gioca decisamente con le parole di un movimento di ieri, Beat Generation, e di un  (probabile ) nuovo movimento di oggi, dal nome simile: BitGeneration, che spazia in questo nostro attuale futuro  fatto di  invisibili  reti, nuvole, I Pad e Wi Fi. Savonardo, che è anche apprezzato cantautore e che nei suoi corsi dà molto spazio alla musica e alla sua forza aggregante e comunicativa, poco più che ventenne,scrisse, per l’Enciclopedia del Pop e del Rock Napoletano che ho scritto  per Rai Eri con Michael Pergolani  nel 2003, un lungo saggio intitolato “99 POSSE, l’hipfolkrap e la parola come arma impropria”, certamente tra i primi scritti “accademici” sull’hip hop napoletano. Ed ora, dopo numerosi altri suoi libri di carattere socio-comunicativo ecco  quest’ultima pubblicazione Bit Generation. Culture giovanili, creatività e social media (Franco Angeli). I giovani d’oggi , dunque, a confronto con i Beat degli anni ‘50-60,  “diversamente” ribelli, sempre connessi con qualche sito o social, indifferenti alla privacy. Ma quali sono le differenze sostanziali tra i giovani della ribellione e quelli della connessione? «Il titolo del volume Bit Generation, fa riferimento alle nuove generazioni che, sempre di più, si nutrono e si esprimono attraverso la software culture, caratterizzata dai linguaggi dell’informatica e del digitale. Tale espressione è stata scelta anche per il richiamo alla Beat Generation, il movimento culturale che  è nato tra gli anni ‘50 e ‘60 negli Stati Uniti.. Un movimento che ha contribuito a determinare forme espressive, culturali, sociali. L’universo giovanile di quegli anni, influenzando in modo significativo le generazioni successive e il dibattito sociologico sui giovani. Beat era ribellione, battito, ritmo. Oggi, Bit è connessione, condivisione, partecipazione.” Sono giovani in generale più partecipi e informati di quelli di ieri? Le tecnologie informatiche determinano differenze e gap culturali? «Nella ricerca presentata nel volume Bit Generation, libro collettivo che ho curato con i contributi di esperti e colleghi, non ci siamo chiesti, parafrasando banalmente due saggi che hanno caratterizzato il recente dibattito, “se Internet ci rende stupidi” (Carr 2010) o “perché la Rete ci rende intelligenti” (Rheingold 2012), ma quali siano le “influenze” delle tecnologie digitali sulle diverse forme di comunicazione, socializzazione, consumo e produzione culturale giovanile. Le potenzialità che tali tecnologie esprimono sono connesse ai diversi fattori culturali, sociali, economici e politici che caratterizzano i contesti di riferimento. Inoltre, le origini culturali e sociali, i livelli di istruzione dei potenziali utenti, ma anche le differenze generazionali, hanno un peso rilevante nella diffusione e nell’influenza sociale dei new media. Tali differenze, non solo intergenerazionali ma anche e soprattutto intragenerazionali, comportano differenti livelli di partecipazione nella Rete». Comunicazione orale, scritta, visiva, parole, suoni sempre più veloci e sintetici, abbreviazioni, come evolve questonuovo rapporto di scambi ? «Le nuove tecnologie della comunicazione possono rappresentare rilevanti opportunità per la circolazione della conoscenza e dei saperi, ma è necessario che le istituzioni culturali si adeguino al radicale cambiamento in atto. Le nuove modalità di comunicazione in Rete ma anche in telefonia mobile, con gli Sms, inducono le ultime generazioni a un uso della lingua affidato molto più di frequente alla scrittura rispetto alle modalità prevalentemente orali della comunicazione tradizionale. Un ritorno alla scrittura che si esprime attraverso forme inedite e che tende ad assumere caratteristiche tipiche dell’oralità, dando vita a quella modalità di uso della lingua detta “scritto-parlato”, che sembra caratterizzare l’era digitale. Chiaramente i linguaggi audiovisivi sono sempre più rilevanti, anche nelle modalità di rappresentazione del sé”. Bit Generation:stiamo per assistere alla nascita di un nuovo “movimento”?  

Renato Marengo

 

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