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Lo Zibaldone

Il ragazzo, Annie Ernaux

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di Giovanni Graziano Manca

La scrittrice Annie Ernaux (Lillebonne, Francia, 1940) è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura 2022 “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui svela le radici, gli allontanamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”. Il libro, la cui traduzione nella nostra lingua é curata da Lorenzo Flabbi, contiene il racconto “Il ragazzo” e tre discorsi pronunciati da Ernaux: il primo, “Scrittura e memoria”, nel 2016 durante la cerimonia di assegnazione del Premio Strega per il romanzo “Gli anni”, il secondo, “L’Europa e la libertà delle donne”, sempre nel 2016, al festival “Gita al faro di Ventotene”, il terzo, nel 2012 in occasione del suo primo ritorno ufficiale a Yvetot, la cittadina normanna della sua infanzia. In ognuno dei brevi (ma intensi e significativi) scritti è possibile rinvenire elementi che
a pieno titolo possono essere ricompresi nelle motivazioni espresse dai componenti del Comitato per il Nobel. Nel racconto “Il ragazzo” una donna parla della relazione con un uomo di trent’anni più giovane. Tra le pagine, lo sguardo retrospettivo della scrittrice volto ai propri anni giovanili, le passioni e i sentimenti da lei provati nel presente, lo svolgersi delle quotidiane relazioni di coppia, lo scorrere del tempo,  l’esperienza matrimoniale precedente e i figli, le trascorse evoluzioni sociali e di costume, forse il rimpianto per i migliori anni della propria vita ormai andati e il ritorno a certe memorie del passato, la piena consapevolezza della propria età che man mano affiora in un caleidoscopio di emozioni proprio a seguito di questa relazione inconsueta, la propria vita presente e passata osservata di volta in volta anche alla luce delle relazioni familiari e i cambiamenti sociali. Scrive Ernaux che il suo giovane amante “Portava con sé la memoria del mio primo mondo. Agitare la tazzina del caffè per far sciogliere in fretta lo zucchero, tagliare gli spaghetti nel piatto, affettare alla buona una mela e infilzarne i bocconi con la punta del coltello, tutti gesti dimenticati che ritrovavo in lui, e che mi turbavano. Avevo di nuovo dieci, quindici anni, ed ero a tavola con la mia famiglia, i cugini, di cui aveva la stessa pelle, chiarissima, con le guance rosse dei normanni. Era l’incarnazione del passato. Con lui percorrevo tutte le età della vita, la mia vita.” Dei tre brevi discorsi che chiudono il volume (e che confermano la convinzione della scrittrice francese secondo cui “La vita scorre velocemente. I giorni passano e scrivere è un modo per salvare qualcosa, l’oblio avvolge tutto e scrivere e annotare sono modi per mantenere in vita cose che in altro modo si perderebbero.”), il primo riguarda i rapporti esistenti tra scrittura e memoria (in esso Ernaux racconta di essersi messa a scrivere davvero solo dopo aver ritrovato la memoria della propria infanzia e adolescenza), il secondo l’indifferenza generale che soffoca le statistiche che misurano il tragico bilancio dei femminicidi e delle morti di migranti nel Mediterraneo, il terzo infine, tende a dimostrare che la fisionomia personale di una città si trova inscritta nei luoghi precisi in cui si vive e nei tragitti più familiari.

Annie Ernaux

Il ragazzo

60 pagg. euro 8,00

L’Orma editore – Roma 2022

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