Lo Zibaldone
Dieci parole per curare
di Giovanni Graziano Manca
I. Non avrai altri dei di fronte a me;
II. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio;
III. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo;
IV. Onora tuo padre e tua madre;
V. Non uccidere;
VI. Non commetterai adulterio;
VII. Non ruberai;
VIII. Non pronuncerai falsa testimonianza;
IX. – X. Non desidererai la casa del tuo prossimo, sua moglie, il suo schiavo, la sua schiava, il suo asino, il suo bue e tutto ciò che appartiene al tuo prossimo.
Sono, quelle sopra elencate, le “parole” (che non sono singoli vocaboli ma frasi) che nel testo originale ebraico della Bibbia individuano quelli che il Catechismo della Chiesa Cattolica chiama “comandamenti”. Il saggio del presbitero della diocesi meneghina prende le mosse dalla una lunga esperienza di accompagnatore spirituale volontario di malati in fase terminale come componente di gruppi di lavoro che si occupano di cure palliative (sono tali, viene precisato preliminarmente nel libro, quelle costituite dall’insieme dei trattamenti rivolti ai malati inguaribili per migliorare la loro qualità della vita e ridurre sofferenza e dolore). L’intero saggio si fonda su tutte le possibili relazioni instaurabili tra il decalogo biblico e le terapie mediche applicate al singolo caso di volta in volta. Leggiamo nella parte introduttiva del volume di come il decalogo debba essere considerato come un documento che riveste una valenza sociale molto forte, date le connessioni che si possono stabilire tra esso e le cure (scrive infatti Peruggia che “l’intento di questa pubblicazione è quello di collegare il decalogo alle cure, alle terapie sanitarie e a tutto ciò che le rende valide, adeguatamente professionali e umane. Applicare le prestigiose dieci parole bibliche a espressioni e prassi di tipo terapeutico e sanitario potrebbe suonare come una forzatura, una pretesa azzardata. […] Assolutamente nulla di tutto questo.”). Dal canto suo, l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini rileva in sede di prefazione come l’autore del libro “ha cercato ispirazione nelle scritture della tradizione biblica, perché crediamo che il nostro Dio non sia una lontananza inaccessibile e quasi un’enigmatica assenza nei tempi ultimi.” I vari capitoli fino al decimo ricalcano tutti il testo del dispositivo e sono articolati in tre parti distinte. Al loro interno l’autore fornisce un breve commento al testo biblico individuando tra le pagine le applicazioni di volta in volta possibili ai fini della cura di pazienti acuti e cronici.
Gianluigi Peruggia – Dieci parole per curare – Il decalogo biblico riletto in chiave terapeutica – 140 pagg. Euro 10, Edizioni Paoline, Milano 2022.
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