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Laudomia Bonanni, una donna del domani
di Loredana Simonetti
Ogni volta che riaprono le scuole, il primo pensiero che mi torna alla mente è quello della mia nonna paterna, Zoe, maestra elementare dall’età di diciannove anni, all’inizio del XX secolo. In quegli anni l’insegnamento era la professione più indicata per una donna degna di rispetto e portata avanti con grande sacrificio, perché mia nonna è stata costretta a trascurare spesso i suoi quattro figli per insegnare nelle scuole elementari di piccoli paesi delle Marche e del Lazio.
Un’altra insegnante della scuola elementare, appena più giovane di Zoe, è stata Laudomia Bonanni, fedele relatrice di momenti storici vissuti in prima persona e inconsciamente testimone della rivoluzione femminile.
Nata del 1907 e diplomatasi all’Istituto Magistrale dell’Aquila nel 1924, vinse l’anno successivo il Concorso Magistrale Regionale, iniziando subito la sua lunga carriera scolastica. L’entusiasmo per la professione che esercitava e l’amore verso i bambini la spinsero a pubblicare due volumetti per l’infanzia, Il pesco vestito di rosa e Il canto dell’acqua (1928), ma anche numerosi articoli ed elzeviri fino alla pubblicazione di Noterelle di cronaca scolastica, un libro che raccoglie il frutto di tante osservazioni durante la sua esperienza di maestra elementare.
La collaborazione con quotidiani e riviste, iniziata negli anni ’30, è proseguita fino agli anni ’70, contemplando ben 1.231 articoli, ancora oggi consultabili grazie al lavoro di raccolta e catalogazione da parte dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” a lei dedicata.
Nel 1948, con Il fosso, vinse l’ambito premio del salotto letterario di Maria Bellonci e il suo stile, dai contenuti innovativi, la fece considerare come l’erede del realismo verghiano. Il medesimo racconto vinse, nel 1950 il premio Bagutta, assegnato per la prima volta ad una donna.
È stata una sensibile e discussa scrittrice del ‘900 e ha dato risalto alla figura della donna, quando il fascismo ancora la riduceva al solo scopo riproduttivo, limitandone la personalità e la spontaneità.
I suoi libri uscirono prepotentemente, ebbero successo e vennero tradotti in varie lingue; ricordo “Palma e sorelle” (Premio Soroptimist 1954), “L’imputata” (Premio Viareggio 1960), “L’adultera” (Premio Campiello 1964) .
Quando Vittorio De Sica realizzò con grande successo il film “La Ciociara”, tratto dal libro di Alberto Moravia, propose anche alla Bonanni di utilizzare il suo libro “L’imputata” per farne un film, ma il suo carattere, schivo e riservato, le ha impedito di sfruttare socialmente il grande lancio che l’aveva vista protagonista.
La sua esperienza di maestra elementare sulle montagne abruzzesi e di consulente del Tribunale Minorile dell’Aquila, le diedero la capacità e la sensibilità innovativa di descrivere i ceti più emarginati della società del suo tempo. Con Il bambino di pietra, fu finalista del Premio Strega nel 1979 e la casa editrice Cliquot lo ha coraggiosamente ristampato nel 2021, supportandolo della prefazione di Dacia Maraini.
Laudomia Bonanni è un’osservatrice attenta del mondo nel quale vive. “Gli impegni negli Osservatori minorili, la vita scolastica quotidiana, la cura della lettura e l’amore per la scrittura, sono tutti affluenti che convergono verso la formazione di una forte personalità critica, esente da mode e dai successi effimeri, ma tesa a raggiungere un’indipendenza di analisi e di giudizio non comune nella letteratura del ‘900.” (da Io che ero una donna di domani di Gianfranco Giustizieri.)
Ogni grande giornale si contendeva la sua firma e completava la fisionomia della scrittrice. Laudomia ha attraversato tutto il ‘900, il cosiddetto secolo buio, ed essendo un’abruzzese selvatica, non si è mai adeguata ai costumi della società in cui viveva.
Oggi riproporre al pubblico un’autrice come Laudomia Bonanni è difficile, come lo sarebbe per i protagonisti indiscussi della sua epoca (Moravia, Brancati, Vittorini) e provo un vero disagio personale nel vedere rifugiati in biblioteche o università, scrittori protagonisti di un’epoca difficilissima per il nostro paese.
È, certamente, più semplice leggere libri di personaggi noti, magari televisivamente, i cui contenuti, e spesso la forma grammaticale utilizzata, lasciano a desiderare. La stessa Bonanni nel 1970 diceva: “Oggi scrivere non basta più; uno scrittore per prima cosa, deve sapersi promuovere”.
Il suo ultimo libro, Le droghe, fu pubblicato nel 1982, ma da lì iniziarono i contrasti con gli editori, e, non piegandosi alle mode dell’epoca, la Bonanni preferì uscire dalla scena letteraria.
La sua storia e le sue opere sono radicate nella cultura abruzzese e aquilana in particolare, grazie ai fondatori dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” nelle persone di Pietro Zullino, giornalista, scrittore, cultore di storie antiche e moderne, recentemente scomparso, e di Gianfranco Giustizieri, professore dell’Università dell’Aquila, che ne ha ricevuto il testimone e che, caparbiamente, ha raccolto quanto si è scritto sulla Bonanni in sessant’anni di carriera letteraria, per soddisfare un’attenzione accademica su un personaggio letterario straordinario.
Ricostruendo l’archivio della scrittrice, in parte distrutto da lei negli ultimi giorni di vita, è stato possibile pubblicare postumo nel 2003, La rappresaglia, un libro ambientato nel tragico clima della resistenza abruzzese, con la drammatica storia di una partigiana catturata dai fascisti al nono mese di gravidanza e fucilata subito dopo il parto. La vena narrativa dell’autrice esprime con sofferenza e senza pietismi superflui, il dramma della miseria contadina e la capacità di accettare un destino feroce e crudele.
Nei romanzi di Laudomia Bonanni “ogni personaggio diviene persona e si sviluppa da semi lontani, germogliati nell’aspro terreno della storia”, afferma Giustizieri, riprendendo le parole della Bonanni in un’intervista a “Il Giornale d’Italia” del 25 aprile 1961.
Laudomia lascio l’Aquila nel 1969 per trasferirsi definitivamente a Roma dove morì nel 2002, e poté seguire fisicamente la sua vocazione letteraria, frequentando quotidianamente gli amici letterari, prima fra tutti Maria Bellonci e il suo storico salotto letterario.
La conoscenza di libri e articoli ci pone di fronte una donna, una scrittrice che ha saputo anticipare il futuro nelle molteplici realtà da affrontare, mai moralistica e sempre immersa nei personaggi che racconta, con una scrittura attenta e riflessiva, legata alla conoscenza e alla cultura letteraria.
Per ulteriori informazioni: www.laudomiabonanni.it
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