Lo Zibaldone
Quando il Vesuvio aveva il pennacchio
Rosanna Oliva de Conciilis, nata a Napoli negli anni Trenta del secolo scorso da una famiglia agiata e di origini nobiliari, appena laureata in Giurisprudenza, poiché avrebbe voluto intraprendere la carriera di Prefetto e si trovò la strada sbarrata da una legge discriminatoria che non permetteva alle donne di accedere ad alte cariche nella Pubblica Amministrazione, fece ricorso alla Corte Costituzionale che si pronunciò con la sentenza 33/60 (di cui il 13 maggio ricorrevano i 60 anni) con cui si eliminavano le principali discriminazioni per l’accesso alla Pubblica Amministrazione. Grazie anche alla sua tenacia che la vede impegnata per l’abbattimento di ogni ostacolo all’uguaglianza tra uomini e donne, si è giunti recentemente alla nomina, da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della Professoressa di Diritto costituzionale Marta Cartabia a Presidente della Corte Costituzionale, prima donna nella storia della Consulta a ricoprire tale incarico.
Già funzionaria dello Stato si è impegnata in vari ruoli per la salvaguardia dei diritti delle donne e dei minori.
Recentemente in una cornice suggestiva, nell’Aranciera dell’Orto Botanico di Roma, è stato presentato con successo il libro di ricordi della sua Napoli e della storia dell’ampia famiglia dal titolo significativo Quando il Vesuvio aveva il pennacchio (Guida editori).
Un libro che è un tuffo, lungi dall’oleografia, nella Napoli brulicante di vita, i colori, gli aromi e i saporiti e succulenti cibi del Sud. Con i quartieri dove convivevano i “Signori” e i popolani e dove si faceva la spesa calando un cestino dai piani alti. Atmosfere che ci riportano ai film del Neorealismo e di De Sica con Sofia Loren che vendeva le pizze fritte.
E i ricordi delle bancarelle con la frutta fresca e i venditori d’acqua e il mare tutto un baluginio sotto i raggi del Sole mentre la brezza leggera portava il pungente, inconfondibile profumo di salso e di immensità. E su tutto, testimone solo in apparenza silente, Lui, il Vesuvio che effettivamente durante l’infanzia dell’Autrice si risvegliò col pennacchio di fumo che si elevava dalla sommità.
Come ben dice Giuliana Cacciapuoti nella Prefazione, il libro è scritto con precisione entomologica nella descrizione di parenti e di avi, memoria analitica che riprende i fili delle vicende familiari come tante storie che vengono a intrecciarsi giungendo poi a una sintesi in cui tutto si ricompone nell’alveo della Storia grande della quale in vari modi e forme tutti sono partecipi.
Tutti i capitoli si aprono con un brano tratto da Cunto de li Cunti perché l’infanzia dell’Autrice era ricca di racconti, storie e favole che la mamma, che lei e il fratello Mimmo chiamavano mammina, e la nonna materna raccontavano creando così un universo fiabesco che stupiva e incantava stimolando l’immaginazione. Ma i racconti riguardavano anche la storia familiare con ricordi che venivano trasmessi oralmente. L’Autrice ha fatto tesoro di ciò che ha ascoltato e ha potuto ricostruire la storia familiare con tanti interpreti e comprimari.
Il libro si apre col riferimento a Biancaneve e col ricordo di una frase che la Mammina (combinazione chiamo così anch’io la mia mamma) diceva spesso e si impresse nella mente della quattrenne Rosanna “Poveri bambini miei, quando morirò, vostro padre si risposerà e verrà una matrigna cattiva”. Nonostante la mamma fosse spesso depressa, l’infanzia dell’Autrice trascorse serena in compagnia del fratello e di tanti cuginetti della sua vasta famiglia e molti amichetti. La mamma, Rita de Conciliis, era molto bella e alta, cantava le canzoni del repertorio napoletano tra cui O sole mio, Marechiaro, Santa Lucia. Di famiglia di origini nobili, il padre Giulio de Conciliis, avvocato, apparteneva al ramo cadetto dei baroni de Conciliis. Giulio sposò Maria Caprioli e dal matrimonio nacquero quattro figlie. Rita era la primogenita, nata nel 1908. Il “povero nonno Giulio”, come lo definiva la moglie, si arruolò volontario nella Grande Guerra e morì nel 1924 per una malattia contratta in guerra. La famiglia dovette affrontare un periodo difficile. Rita durante un soggiorno alla villa Lucia di Marianella, dove trascorrevano l’estate con la nonna materna e gli zii non sposati, conobbe Geppino Oliva, il futuro marito padre dell’Autrice. Funzionario al Banco di Napoli era molto affezionato ai bimbi e alla moglie che seguiva con dedizione. Rosanna ricorda il papà che li accompagnava ai giardini, comprava un frutto fresco da una bancarella. E poi le estati a Marianella dove a settembre gustavano i fichi dal cuore zuccherino. E poi i tanti giochi semplici e divertenti, il topolino fatto con le cocche di un fazzoletto, le figure ottenute ritagliando la carta e poi il giochino con lo spago che a quattro mani formava una culla, la rete e così via. Un po’più grandicella nascondino, campana ed altri ancora. Inoltre a quei tempi si festeggiava la Befana più che Babbo Natale venuto dopo, portato dagli americani. E allora era una gioia aspettare che la Befana passasse e alzarsi la mattina trovando la carrozzella per le bambole e tanti bei regali anche per il fratellino. Ci si divertiva con poco, si riciclavano i cibi, ad esempio la torta col pane raffermo delle nostre zie e nonne ed è interessante leggere anche la lista di ricette che l’Autrice pone alla fine del libro. Forse allora veniva dato più valore alle cose, al piccolo e si era felici col minimo. Ora nella società opulenta dell’”usa e getta” si “rottamano” anche le persone. E poi venne la Guerra, i bombardamenti, la corsa nel cuore della notte ai rifugi, fino all’arrivo degli Alleati. Tutta una vita. Fino alla Laurea, il matrimonio, i figli, il lavoro come funzionaria nel pubblico, il trasferimento a Roma.
La vita dell’Autrice è ricchissima di incontri, persone, fatti, ambienti che non possono essere riassunti senza snaturarli. Una vita fatta di impegno che l’essere nata in una famiglia borghese non legata alle convenzioni ha favorito. Ecco quindi subito dopo la laurea in Giurisprudenza la battaglia, con l’appoggio dei suoi, per poter accedere alla carriera prefettizia negata alle donne. Battaglia vinta e che aprirà la strada ad altre conquiste.
Mi permetto di fare un riferimento a una vicenda che ha riguardato mia mamma. Nata nel 1936, perse il lavoro appena sposata nel gennaio del 1961. Aveva 25 anni e in Sardegna avere un lavoro era come la manna.
I tempi sono cambiati tantissimo e di ciò dobbiamo ringraziare tutte coloro che come Rosanna hanno “osato” facendo da “rompighiaccio”, aprendo la strada per il riconoscimento dei diritti delle donne.
Rosanna Oliva De Conciliis
Quando il Vesuvio aveva il pennacchio – vi racconto la mia Napoli
Guida, 2019
pp.156, Euro 18,00

You must be logged in to post a comment Login