Connect with us

Lo Zibaldone

Peccati immortali

Published

on

di Bernardina Moriconi

Cosa mai faranno assieme una suorina leggiadra e pia e un antiquario dal fisico oversize con ambigui trascorsi nei servizi segreti? Che domanda… Indagano. E lo fanno al fine di recuperare in tempi brevi un telefonino contenente immagini altamente compromettenti al punto da poter minare la solidità delle alte sfere clericali e di quelle del governo.

Alla ricerca del telefonino appartenente al Cardinale Aldovrandi, morto in circostanze poco chiare, si sguinzagliano una serie di personaggi rappresentativi dei vari poteri – ufficiali e paralleli – dello Stato: da quelli politici e religiosi a quello di affaristi, criminali e finanche di esponenti della mafia nigeriana.

Questo, in soldoni, l’intrigante avvio di Peccati Immortali (Mondadori, 2019, euro 18,00), romanzo scritto a quattro mani da Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, firme – e volti – arcinoti del giornalismo di alto livello, i quali vantano anche precedenti esperienze di scrittura narrativa: peraltro Roncone è autore di un noir anch’esso, come Peccati Immortali, di ambientazione capitolina. Un titolo, questo, felice nella sua ambiguità semantica, dal momento che i peccati temibili per il credente cristiano sappiamo essere quelli mortali in quanto a causa di questi l’anima è condannata alla morte perenne. Pertanto, i peccati cui fa riferimento il titolo, grazie a quel prefisso negativo, dovrebbero rappresentare colpe meno gravi e non punibili nell’aldilà, peccatucci veniali su cui sorvola la Chiesa e anche il buon Dio. Senonché qui la prospettiva è tutta secolarizzata e laica, tutta ricondotta nel gioco molto poco spirituale del potere, e quindi l’immortalità è da riferirsi piuttosto alla durevolezza del peccato: al perdurare e incancrenirsi di magagne che resistono e insistono, che diventano endemiche e si protraggono nel corso degli anni. E in effetti il romanzo si svolge in un futuro prossimo: solo una manciata di anni è trascorsa dall’oggi, eppure poco o nulla è cambiato, e ciò che lo è – la caduta di Salvini e un nuovo governo composto da una ambigua coalizione tra PD e Popolo dell’Onestà – è stato immaginato dai due autori, dati i tempi di scrittura del romanzo, prima della caduta dello stesso Salvini, con una sorta di preveggenza non sapremmo dire se più giornalistica o letteraria.

Non si tratta dunque (ahinoi) di un romanzo distopico alla maniera di un Philip K. Dick o di un Robert Harris, che, partendo da certe premesse storiche, tratteggiano un cupo futuro; e sembrerebbe riduttivo anche definirlo un noir di fantapolitica: a ben vedere, il ricorso alla fictio narrativa funge quasi da elegante e accattivante espediente cui i due autori dalla spiccata vocazione giornalistica ricorrono per poter raccontare, con maggior libertà di azione e parola, fatti e soprattutto misfatti del Bel Paese. Nessuna ucronia, dunque, ma semmai un occhio a quel romanzo storico che tendeva a mescolare e a far interagire fatti e personaggi reali ad altri di mera invenzione.

Soprattutto, Peccati immortali si propone di raccontare il potere nei suoi multiformi aspetti e nelle sue degenerazioni mostrandoceli attraverso svariati ambiti professionali e contesti sociali. Non a caso ogni capitolo è intitolato a un luogo dell’Urbe che funge da temporanea location dell’azione: dalle sale più alte e irraggiungibili del Vaticano a quelle dei palazzi istituzionali del potere politico, dai circoli ai conventi, dalle trattorie ai campi Rom: e in ogni capitolo incontriamo personaggi legati a quel contesto spaziale o abitativo, il che rende quest’opera essenzialmente corale. Eppure, due sono i personaggi che fanno da filo conduttore dell’azione: la giovane suor Remedios, che ritrova il cellulare sul corpo del Cardinale per cui svolgeva mansioni di governante, la quale, già a partire da quel nome – che evoca il Marquez dei Cent’anni di solitudine ma anche l’ Özpetek di Saturno contro – sembra naturalmente votata a sistemare le cose. Remedios è una suora salda nella fede e obbligata all’obbedienza dalla regola del suo ordine religioso, ma non è né ingenua, né sprovveduta, anzi, è fornita di capacità pragmatiche e di una curiosità non sospettabili in lei. Tutto ciò ne fa un personaggio nuovo di investigatrice occasionale, sicuramente fuori dagli stereotipi delle donne che si incontrano sempre più frequentemente in polizieschi e gialli televisivi e letterari. E grazie a questa vivacità e alla certezza di lavorare per le forze del bene non giudica e non condanna la vita reprensibilissima del cardinale che era obbligata a servire, ma soprattutto non disdegna di affiancarsi nelle sue indagini all’antiquario Leone Di Castro (l’altro protagonista), ciccione famelico, da cui il soprannome di Gricia, che intrattiene una strana relazione, paradossalmente più sentimentale che fisica, con la prostituta Emmanuelle, e che si rivela anche dotato di una imprevedibile agilità e della capacità di prevenire gli eventi grazie anche ai suoi trascorsi di spia.

Pertanto, se anche l’intento dei due autori è di utilizzare l’escamotage di un genere di fiction al fine di stigmatizzare la corruzione e la progressiva dissoluzione di quei valori etici e spirituali che dovrebbero sostenere una nazione e che sarebbe auspicabile ritrovare in primis nelle alte sfere del potere politico e religioso, Peccati immortali non perde comunque nulla della sua forza narrativa grazie a una scrittura fluida e a un ritmo incalzante, rinvigorito da una vena ironica, a volte molto sottile a volte più marcata, che percorre tutta l’opera, a partire dall’incipit con la gustosissima e icastica descrizione dei gusti e dell’innata teatralità del Cardinale Aldovrandi, quello destinato proprio a cagione dei suoi gusti eccessivi a sparire dalla scena del romanzo e della vita. O si legga, sempre nelle pagine iniziali, l’essenziale e caustica descrizione di un coro di protesta fuori a Palazzo Madama guidato dal Popolo dell’Onestà (evidente rielaborazione del Movimento pentastellato): “Il coro riprese. Tre senatori del Popolo dell’Onestà lo dirigevano a gesti, sorridendo come Franti, sebbene non avessero mai letto De Amicis, e neanche qualcos’altro”.

In Peccati immortali Cazzullo e Roncone ci parlano, insomma, della nuova decadenza di Roma e del suo potere, dopo quella di mille e passa secoli fa con l’arrivo delle orde di popoli stranieri: con la dolente differenza che stavolta i barbari artefici di questo nuovo crollo di una civiltà e dei suoi valori sono da ricercare all’interno di questa stessa civiltà.

Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone

Peccati immortali

Mondadori, 2019

pp. 264, Euro 18,00

Continue Reading
Click to comment

Notice: Undefined variable: user_ID in /home/kimjcgib/public_html/wp-content/themes/zox-news-childfemms/comments.php on line 49

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

Copyright © 2020 Leggere:tutti